Mi piace andare a correre, ogni tanto. Vorrei farlo più spesso, ma ho sempre meno tempo da dedicare a me stesso e una parte di questo tempo è già riservata al tennis.
C'è chi corre per fare pratica sportiva e salutistica.
C'è chi corre per riflettere (questa è un'abitudine che coltivo io).
C'è chi corre per non pensare (e questa temo sia un'abitudine che coltivano in molti).
C'è chi corre per passare il tempo, forse perché ne ha molto, troppo.
C'è chi corre per dimenticare (e fa bene).
C'è chi corre per dimenticarsi (e fa ancora meglio...).
C'è chi corre perché deve sfogare energie mal utilizzate.
C'è chi corre per sfogare le proprie frustazioni, perché ne ha tante, troppe.
C'è chi corre per vedere se riesce a staccare la vita, salvo accorgersi che la vita ti corre ben dietro, è una podista decisamente più forte di te e, prima o poi, ti raggiungerà, e saranno dolori, infiniti dolori...
C'è chi corre perché si odia, perché sa bene di essere incompiuto, imperfetto, irrealizzato, irrealizzabile. Lo sa, ma non riesce a dirselo; non in maniera chiara, comunque. E allora corre, corre, finendo sempre per ritrovarsi allo stesso posto, con un po' di energia in meno e qualche anno e qualche ruga in più...
C'è chi corre per sfuggire alla proprie menzogne, all'universo di bugie che ha costruito per sé e per gli altri, e anche in questo caso pensa che riuscirà a scappare, che riuscirà a farcela. Ma non sarà così. Non è mai cosi. Inutile farsi illusioni.
C'è chi corre per non fare i conti con se stesso, perché sarebbe troppo doloroso - traumatizzante e rivelatore - farli.
C'è chi corre perché sa che è un fallimento completo, umano ed esistenziale, e cerca una via di fuga.
OK. Tanti auguri! Run, baby, run...
Piero Visani
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