Amo le guide turistiche "Lonely Planet". Sono mediamente fatte piuttosto bene e sono utili. Le amo nonostante mi ricordino un episodio di una mia vita precedente, che tuttavia, nel richiarmarlo alla memoria, mi induce al sorriso.
Qualche tempo fa, per l'appunto, nel corso di una mia vita precedente, ricevetti un giorno una mail in cui, di colpo, da persona stimata "come uomo, come maschio, come intellettuale", diventavo - al più - un protagonista di scorribande enogastronomiche.
Non ebbi difficoltà a riconoscere la "caduta di livello", e non solo perché mi diletto, da sempre, a leggere segni e simboli, ma perché credo che la comunicazione umana si basi soprattutto sulla metacomunicazione, cioè su ciò che va al di là di quanto viene semplicemente significato in prima istanza.
Ricordo che lo feci notare alla mia interlocutrice, che parve non interpretare la mia osservazione nella maniera corretta (o forse fece finta di...) e si mostrò addirittura un poco risentita. Ma io capii che un così colossale salto di livello all'indietro era un segnale inequivocabile, che stavo stufando e si avvicinava il mio "dimissionamento". Ero già stato allertato da tempo da alcuni amici, che mi avevano soprannominato "best before..." e, se fino a quel momento non avevo loro creduto, cominciai a pensare che forse dovevo credere loro...
A partire da quel momento, il mio atteggiamento mentale cambiò: da un lato, infatti, dissi a me stesso che avrei giocato fino all'ultimo la mia partita, come se nulla fosse successo; dall'altro mi resi nitidamente conto che si era superato un punto di svolta, e che tutto si metteva su un piano inclinato. Non sono solito arrendermi e non mi arresi, ma almeno avevo cominciato a capire e questo mi aiutava a pensare come sarei potuto uscire di scena. Da quel giorno, incominciai a riflettere seriamente su cosa avrei dovuto fare al momento di uscire di scena. Tutti i miei atti futuri, quelli che gli stolti sono soliti imputare alla mia impulsività, hanno cominciato ad essere elaborati freddamente a partire da quella data. Non mi facevo più illusioni. Sapevo che era solo questione di tempo. E ovviamente dovevo pensare a come risolvere le questioni di lavoro, perché non intendevo in alcun modo accettare di essere ridotto al ruolo di "utile idiota", di colui che si definisce "un amico" ma che si potrebbe anche definire - con altrettanta nonchalance - un "cretino qualunque". Anzi, io avrei di gran lunga preferito la seconda soluzione, più sincera.
Poi si è fatta chiarezza e va bene così, però Lonely Planet mi ricorda essenzialmente questo. Per un po' ho pensato: "per fortuna che ora viaggio poco"... Oggi penso che sia stato bene così e che la chiarezza debba essere sempre elogiata. Se non interessavo più sul piano personale, giusto liquidarmi. A mia volta, è stato proprio in quelle circostanze che ho scoperto che, all'interno della società che dirigevo (e dirigo, tengo a precisare...), una certa partner non mi serviva più, proprio più... E così, affrancati dalle rispettive zavorre, possiamo tornare ad usare Lonely Planet per quello che è, un'ottima guida turistica, senza doverla necessariamente utilizzare per inequivocabili messaggi trasversali. Chiaro, no? Game over.
Piero Visani
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