sabato 20 aprile 2013

Umberto Visani, Ubique

      Non tocca certo ai padri tessere gli elogi dei figli. E non lo farò in questa sede; o, se lo farò, lo farò da padre, non da critico letterario.
      Proprio oggi, il mio amatissimo Umberto ha pubblicato il suo secondo libro, dopo il buon successo del saggio Mondi alieni (Arethusa, Torino, 2012). Si tratta del suo romanzo d'esordio, intitolato significativamente Ubique e pubblicato sul sito Amazon (www.amazon.it) come e-book.
      Invidio a Umberto la sua capacità di scrivere un romanzo. Io sono sempre stato un saggista, e semmai un giornalista e un polemista. Non so se sarei capace di scrivere un romanzo, anche se da un po' di tempo mi frulla per la testa l'idea di scriverne uno ad altissima tensione erotica. Vedremo...
       Per un padre, Ubique è un libro rivelatore, non solo di gusti e disgusti del proprio figlio, ma di eventi che l'hanno colpito, nel corso della sua ancora giovane vita, alcuni dei quali, cui ero presente, ha sapientemente trasposto nel romanzo, dandomi modo di capire che cosa l'avesse, in epoche lontane, coinvolto nel profondo. Ciò che è sempre bene - da genitore - sapere.
       Il libro mi è piaciuto. In una prima stesura, lo spessore di scrittura era minore; ora è decisamente aumentato. Lo si legge come se si fosse accompagnati da una "voce narrante", quella dell'autore, e ovviamente per me è una voce nota, molto riconoscibile, in certe affermazioni; prevedibile, in altre; sorprendente, in altre ancora.
       Credo che la "forma romanzo" si addica a Umberto e mi auguro che continuerà a scriverne. Affiora qua e là un gusto per il grottesco che merita attenzione. Emerge il suo sguardo profondo sulla realtà e sull'enorme numero di paradossi che essa racchiude in sé. Dal momento che - come padre - ho sempre cercato di farglieli notare, posso dire che ha recepito alla perfezione i miei insegnamenti. Non a caso, si muove con grande disinvoltura tra le diverse chiavi di lettura della realtà, saltabeccando da un piano all'altro non certo per sconcertare i lettori, ma perché è consapevole che, in qualsiasi conversazione, in qualsiasi dialogo, la trasposizione di piani, significati, percezioni è continua e opera in varie direzioni.
       Molto intrigante è pure lo sviluppo della storia, di cui ovviamente non posso parlare in questa sede per non privarne del gusto i lettori. Devo però sottolineare che l'intera vicenda può anche essere letta come una chiara metafora e credo che, se il lettore arriverà all'ultima pagina di questo romanzo cogliendone appieno il significato metaforico, l'autore non potrà che esserne contento. E io con lui.
 
                       Piero Visani

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