mercoledì 22 maggio 2013

Cats

      Nella casa di campagna dove abito da circa otto anni e mezzo, ho imparato ad amare i gatti. Non sono un grande fan degli animali domestici e i cani - ma non starò qui a raccontare il perché - hanno rovinato o complicato gran parte della mia vita. Di conseguenza, quando sono venuto ad abitare dove sono ora, non avevo animali con me. Tuttavia, alcuni gatti randagi hanno scelto me e la mia famiglia come loro padroni.
      Il primo è stato un randagio, vecchio e dall'aria talmente miserevole, che mio figlio, dopo un po', decise di chiamarlo "Sfigato". Il nome era una perfetta sintesi della vita che doveva aver condotto fino a quel momento e così, per pura compassione, ci siamo affezionati a lui. Abbiamo cominciato a nutrirlo con regolarità e lui ha apprezzato e non ci ha più abbandonati. Dapprima timido, poi sempre riservato, ma costante nelle sue frequentazioni.
      A suo modo, doveva essere un temerario o uno sconsiderato, perché tendeva spesso a rompersi uno degli arti anteriori, per cui camminava in maniera miserevole. Poi, la vecchiaia lo ha reso più prudente. A un certo punto è scomparso, sicuramente è andato a morire da qualche parte.
      A lui è subentrato un gatto bianco di proprietà dei nostri vicini, molto bello e molto intelligente, dapprima da noi chiamato Gino, fino a che non scoprimmo che in realtà era Gina. E' ancora vivo e tuttora interagisce con noi, ma non si fa vedere spesso, perché sa che i suoi padroni sono altri.
      Poi è stata la volta di Pallina, una giovanissima randagia che si è stabilita da noi fin da piccola e che ha sempre dato prova di essere un carattere alquanto singolare e scarsamente antropizzato. L'abbiamo lasciata fare, per puro spirito di tolleranza, sopportando i suiu nervosismi e la sua fame atavica, totale, ininterrotta, insaziabile.
       Al momento della sua prima gravidanza, Pallina è sparita e non ha più fatto ritorno. Ci auguriamo vivamente che non sia morta di parto o che non sia stata preda di una delle tante volpi che si aggirano, la notte, per la collina di Revigliasco. Ma continua ad essere assente.
        Il suo ruolo è stato preso, al momento, da un bellissimo gatto dal pelo rossastro, che abbiamo ribattezzato Rex, per la maiestà della sua postura, della sua andatura e dei suoi comportamenti. Non è un gatto giovane, direi che è maturo, ma è fantastica la sua educazione e il suo bisogno di compagnia. Se uno si siede al sole, lui viene vicino ed è capace di stare fermo lì per ore. Ci facciamo compagnia. Gli voglio bene, gli sono riconoscente. In fondo, in questo periodo della mia vita sono riconoscente a tutti coloro che non mi hanno buttato via, o ancora non lo hanno fatto. E di Rex apprezzo il fatto che si voglia avvicinare a me, invece che allontanarsi. Sorrido amaro, pensando che ormai mi accontento davvero di poco.
       Per capire le sue reali intenzioni, ho provato a ridurgli drasticamente il cibo, per vedere se veniva ugualmente a farmi le fusa. E' venuto, e mi si è aperto il cuore. In effetti, quando si è in crisi di affetti, anche la vicinanza di un gatto può voler dire qualcosa.
       Ho notato che è un solitario, come me, e in fondo, incrociando le nostre solitudini, un po' ci capiamo. Quando vado in giro per il giardino, spesso mi segue. La cosa mi fa piacere. Mi autorizza a pensare che un briciolo di potere persuasivo mi sia rimasto e, in questo periodo, la cosa un po' mi consola.
 
                    Piero Visani

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