lunedì 6 maggio 2013

Juventus

      Non saprei fornire una chiara ragione per cui io sono tifoso della Juventus. Mio padre, nativo di San Pier d'Arena, era un accanito tifoso doriano, poi diventato juventino per compiacere il figlio maschio che adorava. Mia sorella è - direbbe Gianni Brera - "torinista".
      Il motivo per cui lo sono resta misterioso persino a me. Certo non lo sono perché fui allievo del liceo classico "Massimo d'Azeglio", da alcuni dei cui studenti la Juventus venne fondata alla fine dell'Ottocento. Né lo sono perché io sia in qualche modo vicino alla Torino della famiglia Agnelli, che detesto cordialmente.
      Dunque non so perché sono supporter juventino. Essendo arrivato a Torino nel 1956, intorno ai sei anni, da una famiglia di immigrati (da altre parti del Nord, ma pur sempre immigrati), è possibile che io sia diventato juventino per quella ragione, visto che i torinesi doc tifano per i colori granata del Torino, non certo per la Juve.
       Pure, fin da bambino sono stato juventino. E lo sono rimasto pure in mezzo a varie delusioni. A 11 anni e mezzo, ad esempio, tentai le selezioni delle squadre giovanili del club bianconero, ma venni respinto perché non avevo ancora 12 anni. La rabbia provata fu tale per cui, l'anno dopo, non mi ripresentai... Avevo un mio caratterino già allora... E dire che ero un discreto portiere e che, almeno fino alla fine del liceo, ho giocato settimanalmente in quel ruolo, che all'epoca era il più atipico di tutti, riservato agli individualisti come me, molto meno inserito nel gioco di squadra di quanto non sia nel calcio contemporaneo.
       Il calcio mi piace: è un gioco tattico che, nel corso del tempo, si è molto evoluto, assumendo caratteristiche scientifiche che in passato assolutamente non possedeva.
       Quanto alla passione per i colori juventini, quella è un po' come un antico amore: le si vuole bene ad onta di tutto e di tutti: ad onta di una gestione societaria che va dallo sparagnino allo scialacquatore, passando talvolta per le vie dell'incompetenza, e a lunghi periodi in cui la squadra ha avuto un organico modesto e allenatori non meno modesti.
        L'amore per la Juventus, in definitiva, è il classico caso in cui - e mi dispiace contraddire il De André di Bocca di rosa - "la passione [non] conduce a soddisfare le proprie voglie", però, in fondo, anche qui è una questione di onore e di attaccamento alla bandiera. Non mi ci vedo, nemmeno nel calcio, ad avere due onori e due bandiere. Dunque lasciatemi salutare, con un minimo di soddisfazione, tutta personale e senza il minimo intento polemico con tifosi di altre squadre, che rispetto tutti, il 31° scudetto della "Vecchia Signora", una signora che, nonostante l'età, continua ad esercitare su di me, se non propriamente un fascino, certo una malìa, un'antica malìa. E per me le passioni durano in eterno e, visto che quella "Vecchia Signora" l'ho amata quando era più giovane e forse più bella, continuo ad amarla anche oggi, anche se è un po' più "gobba" ed evidenzia parecchie rughe in più. Ma gli amori sono amori e, in definitiva, non hanno un perché. Fanno vibrare il cuore ed è quanto basta, se si ha il coraggio di ammetterlo... Per mia fortuna, mon coeur est toujours jeune, almeno lui...!
 
                      Piero Visani

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