domenica 19 maggio 2013

Mia madre

     Mia madre ha 91 anni e mezzo e vive da sola, in piena autonomia. Molti dicono che io sia la sua fotocopia, ma francamente mi pare un giudizio assai superficiale. E' una donna chiusa, imperscrutabile, che vorrebbe far vedere che è molto forte, mentre forse così forte non è. Ha un carattere molto difficile, e probabilmente è quello in cui ci assomigliamo di più. E' incline all'invettiva e ai giudizi taglienti, ma solo ed esclusivamente se provocata. Altrimenti ama la solitudine e vive nella solitudine.
      Credo che abbia una comprensibile paura della morte, come chi si trova di fronte a un passo che sarà chiamata a fare, anche se ovviamente non può sapere quando. Ritengo che sia introspettiva più di quanto mia sorella e io non siamo disposti ad ammettere, ma è una semplice impressione, la mia.
      Da bambino, ho avuto un rapporto simbiotico con mia madre. Per me era tutto, era colei che mi metteva in comunicazione con il mondo. Io la vedevo bella e avevo per lei un affetto ai limiti del morboso.
      Crescendo, mi sono staccato dalla sua ala protettiva, ma per molto tempo ho sentito nei di lei confronti una forma di sudditanza psicologica che mi è andata via molto tardi. Ad una certo punto - questo è certo - i nostri percorsi mentali e umani si sono divisi, nel senso che non sono più riuscito a comprenderla. Ho continuato a volerle bene come madre, ma ho cominciato a sentirla estranea.
      E' brutto sentire estranea la propria madre? Certamente sì, ma è esattamente quello che ho sentito io. Mi sono interrogato decine di volte sul perché di tutto questo, ma la spiegazione più logica che riesco a darmi è che non ho accettato il suo decadimento estetico. Non che mia madre sia mai stata una bella donna, ma io ero affezionato a una madre giovane, molto severa, ma esteticamente conforme a quello che io aspettavo in una madre, in mia madre.
      Il suo decadimento fisico, molto normale, mi ha fatto capire quanto io sia estremamente condizionato dall'estetica. Io giudico tutto in base all'estetica. Se trovo una donna bella, potrà essere la più terribile delle dark ladies, ma, se per me è bella, se è conforme al mio archetipo femminile, posso perdonarle qualsiasi cosa. E come la perdono? Semplicemente guardandola. La sua perfezione estetica mi fa passare in secondo piano qualsiasi altra considerazione.
       E' una forma di dannazione, la mia, che mi ha causato molta infelicità, ma non riesco a rinunciarvi, e neppure voglio. Se penso che una donna sia esteticamente perfetta, mi piace a prescindere. Se poi scopro che è anche intelligente, potrei fare pazzie per lei, e qualcuna ne ho anche fatta, in passato.
       Forse nessuno condividerà questa mia impostazione, ma è la mia, e la dichiaro in tutta sincerità.
       Un altro aspetto che mi ha progressivamente allontanato da mia madre è che non mi sono mai sentito apprezzato da lei per la mia intelligenza. Mio padre grondava di passione per un figlio - io - che pareva dargli molte più soddisfazioni di quante effettivamente non gli abbia dato. Mia madre no, e non solo per riservatezza o personale incultura (è una donna molto semplice e con modesta istruzione di base), ma probabilmente perché è nutrita di una strana forma di pensiero egalitario o perché non ha mai dimenticato (e voluto dimenticare) che io sono suo figlio e - come madre - ha sempre vantato una sorta di diritto di superiorità genitoriale su di me. Ed è molto rischioso, anche per mia madre, dare prova di atteggiamenti di superiorità con me. E' al limite della conflittualità pura.
       Ora la guardo tramontare sperando che non soffra molto. Non nel fisico, che pare funzionare ancora molto bene, in relazione all'età (va ancora in giro da sola, anche lontano da casa), ma perché credo che avrebbe bisogno di un supporto psicologico, di non essere lasciata sola, in questo inverno estremo della sua esistenza, a parlare semplicemente con se stessa. Non che noi non parliamo, ma non parliamo mai di quello di cui dovremmo parlare. Mia madre tende a chiudersi a riccio e io non sono la persona più adatta per dare assistenza ad alcuno. Ci provo sempre, ci provo sempre ad analizzare gli animi altrui e a far sentire la mia vicinanza psicologica, ma questo blog dimostra che sono capace di provocare solo disastri, enormi disastri. E, in fondo, questo davvero non riesco a perdonarmelo. Io vorrei, ma non ci riesco. Ci provo, ma fallisco. Per me è una terribile dannazione, anche perché ci profondo tutto me stesso, tutte le mie risorse intellettuali e umane. E non vedo molta altra gente comportarsi come me. Ma non basta, non basta mai. Finisco sempre male, malissimo.
 
                            Piero Visani

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