martedì 28 maggio 2013

Il coraggio della verità

       Oggi ho ricevuto una mail ironica, scritta da una persona arguta e ricca di spirito. L'ho letta molte volte e poiché alcuni passi mi facevano davvero male, ho capito che erano veri, che colpivano terribilmente nel segno. E colpivano me, non altri.
      Ci ho riflettuto su un po', vincendo anche un moto di stizza, perché, più ci riflettevo su, più era chiaro che quella persona, con le sue parole talvolta impietose, aveva colto nel segno.
       A quel punto la stizza è svanita rapidamente e non ho potuto che apprezzare il grande coraggio di chi aveva avuto il coraggio di dirmi la verità, di farmi capire taluni miei errori, di mettere coraggiosamente il dito sulla piaga.
        Tra le tante reazioni possibili, arrabbiarsi sarebbe stata la peggiore. La verità spesso offende - è vero - in quanto dice cose generalmente spiacevoli, ma è sempre rivoluzionaria, in quanto rimette in movimento le cose, costringe ad analizzarsi, a ridiscutersi, a fare i conti con se stessi, cambia le situazioni.
        Così, anche se questa persona mi ha forse inferto qualche piccola ferita, devo ammettere che lo ha fatto a fin di bene. Per un attimo, sono stato innervosito dal tutto, ma poi ho dovuto riconoscere che aveva visto giusto, giustissimo. E le ho scritto per dargliene atto. Con qualche piccola puntualizzazione, ma nulla più.
        Sono lieto di essermi comportato così. La critica, quand'è ben formulata, non ha il compito di essere costruttiva o distruttiva. Anche la critica distruttiva può essere molto positiva, se ci induce a fare conti difficili con noi stessi. Avrei potuto levare alti lai, e invece mi sono complimentato con chi ha avuto il coraggio di scrivermi parole spesso dure.
        Non poteva essere altrimenti. Io non posso deplorare in alcuno il coraggio della verità. E' una linea cui mi attengo sempre. A me ha procurato disastri. Ma sarebbe assurdo se io adottassi gli stessi comportamenti di chi, mentre mi ricopriva di critiche di tutti i tipi, non accettava le mie.
 
                         Piero Visani

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