giovedì 16 maggio 2013

It's a heartache

       Quando sono di morale non altissimo, ascolto vari tipi di canzoni. Quelle che me lo risollevano realmente non le posso riprodurre qui, non vorrei avere grane con la giustizia italiana e i fautori del "politicamente corretto".
       Altre che me lo risollevano in buona misura, il morale, le ho già riprodotte in lunghi mesi di esistenza di questo blog.
       Poi ci sono alcune canzoni "al femminile", che uso anch'esse per sottrarmi ai rischi della depressione, in quanto il loro testo mi induce a ipotizzare una cosa che a me è sempre riuscito difficile pensare (e chiedo scusa, per questo, alle mie lettrici: non è un giudizio categorico o riduzionista, è solo frutto di pessime esperienze di vita), cioè che le donne abbiano un cuore e che, se ce l'hanno, proceda disgiunto da qualsiasi altro tipo di considerazioni che attingano l'egoismo, il portafogli (peraltro il mio non è mai stato così vuoto...), l'odio nei riguardi degli uomini, il gusto per prenderli in giro, la pura e semplice crudeltà, l'amore mai denegato per i maschi palestrati e ad encefalogramma piatto, l'ostilità (da senso di inferiorità...?) nei riguardi degli intellettuali e dei narcisi (da timore di concorrenza...?).
        It's a heartache, successo mondiale del 1977 della cantante gallese Bonnie Tyler, una sorta di Rod Stewart al femminile, ricca di una voce roca e suadente, mi consente almeno di illudermi che le donne abbiano un cuore e che, se c'è, non sia situato nei pressi di una banca, di una calda dimora borghese o di un monumento all'egoismo autoreferenziale e soddisfatto. La ascolto, ascolto le parole del testo e penso che - chissà! - in questa vita o in una delle prossime, magari, in un giorno in cui davvero non me lo aspetto, ne troverò una che non corrisponda al mio stereotipo. Per ora - chiedo nuovamente scusa alle lettrici - non ne ho trovate, e non ho vent'anni, ahimé.
      Non generalizzo, spero sia chiaro. Parlo di me e della mia vita. Sicuramente segnata dalla sfortuna, in questo campo. Ma - si sa - ciascuno dà conto di sé, delle proprie esperienze. E gli intellettuali sono in genere dei disastri, emotivamente.
       Scrivo parole intrise in una certa amarezza, ma anche accompagnate da una buona dose di ironia. Sarebbe assurdo se, alla mia età, sperassi ancora che la mia vita potesse essere diversa, sotto questo profilo.
                          Piero Visani
 
 
 
 

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