lunedì 27 maggio 2013

La luce interiore

      Quando torna a illuminarti, la luce interiore? La risposta più semplice è: quando sei in pace con te stesso. Ma io sono in pace con me stesso. E non era ancora tornata.
      In questi giorni, una persona mi ha fatto capire che la luce interiore ritorna ad illuminare il mio animo quando incontro un altro soggetto come me, cioè un soggetto perturbante. Il termine "perturbante" deriva da Freud (che usa l'aggettivo tedesco unheimlich) e sta a indicare quei soggetti che recano dentro di sé caratteristiche che sono al tempo stesso estranee e familiari, che riportano "all'antica patria" (Heim). L'incontro di tali dualità può essere estremamente pericoloso, ma può essere altresì ricco di notevoli potenzialità, in quanto esse danno corso a un continuo rincorrersi tra familiarità ed estraneità, tra riconoscimento e disconoscimento. E' la consapevolezza dell'Oscuro, la paura del medesimo e anche il gusto di andarlo a scoprire, a disvelare.
       Io credo di essere un soggetto naturalmente perturbante, perennemente sospeso tra heimlich e unheimlich. Cerco sempre di trovare compagnia in questi miei percorsi, dove si tenta di riportare alla luce quella che è la mia natura autentica, di far emergere anche ciò che non è svelato, di farlo venire fuori anche se non è ammissibile, ammesso, lecito, anche se ti costringe a guardare in faccia l'orrore o semplicemente a comprendere chi tu sia davvero.
        E' un percorso che cerco di fare con tutte le persone di valore che conosco, non tanto e non solo perché io lo voglia, ma perché mi viene spontaneo, naturale.
       Ogni volta che conosco una persona che mi sembra in grado di sviluppare tali percorsi, si parte verso orizzonti perduti, verso mondi lontanissimi, in un viaggio di esplorazione interiore che può avere momenti molto belli e molto difficili.
       Percorsi del genere sono più difficili da compiere se i due protagonisti sono un uomo e una donna, perché occorre un infinito ardire nell'abbattimento delle barriere sessuali. Non c'è nulla di fisico, nulla che possa essere riferito alle squallide allusioni di piccole menti offuscate dalle loro infinite repressioni. C'è una (ri)scoperta del Sé ottenuta con il confronto con "l'altro da Sé" e con il coraggio di mettersi a nudo, non per modesti obiettivi di conquista sessuale, ma per l'infinito coraggio che richiede un'opera di disvelamento del genere, compreso l'abbattimento delle barriere culturali
       Nessuno di noi, a priori, è esente da censure e rimozioni, ma andare a cercare l'unheimlich nell'heimlich è opera di grande coraggio, riservata a pochi eletti.
        Non posso certo dire di essere un esperto in questo campo. Sono un dilettante animato da un forte spirito di ricerca. E quello che adoro, che mi dà uno straordinario conforto è incontrare una persona come me, che sappia ragionare e "darsi" in termini di assoluto disvelamento psicologico, procedendo per tappe, ma con enorme volontà di approfondimento interiore.
       Non è un percorso agevole, quello che sto cercando maldestramente di descrivere: è un percorso di conoscenza che può indurre anche turbamenti gravi, poiché la determinata scoperta di sé non porta solo a risultati confortanti, ma può anche spalancare abissi di orrore. E, in casi del genere, occorre avere il coraggio di guardare molto l'abisso, anche se l'abisso - in tal modo - guarderà te...
       Se accetto questa impostazione, mi è più facile comprendere perché io spesso perda per strada i miei compagni di viaggio: perché molti di loro non hanno il coraggio e la forza di seguirmi nei miei percorsi, perché il desiderio di verità, che in me è più forte di qualsiasi paura o della scoperta di qualsiasi orrore (o semplicemente di qualsiasi verità scomoda), in loro potrebbe non essere altrettanto elevato. Potrebbe indurli alla fuga, dunque ad abbandonarmi.
       Esco da questi primi percorsi straordinariamente confortato. Innanzi tutto per la ricchezza dell'incontro di personalità, in secondo luogo per gli stimoli che accende in me questo desiderio di ricerca.
       Benché io sia un solitario, benché io sia naturalmente incline alla riflessione e alla speculazione, non avevo adeguatamente potenziato questi aspetti di ricerca. Devo scavare ulteriormente nel mio animo, devo accendere la mia luce interiore, devo arrivare là ove nessuno è mai stato e - se potrò farlo in compagnia di una guida - i miei progressi saranno più rapidi, anche perché io non ho alcun timore di guardare l'abisso.
       Si prospetta davanti a me un'avventura intellettuale e psicologica che mi interessa moltissimo, perché riguarda la definitiva scoperta della mia identità. E' un percorso riservato a pochi e io credo - rispetto ad altri - di poter vantare la presenza di una fantastica guida.
       Sento, per la prima volta dopo tanti mesi, che qualche mia ferita si sta realmente cicatrizzando. Sento, per la prima volta dopo tanti mesi, che non tutti si negano al dialogo. Sento, per la prima volta dopo tanto tempo, che la deliberata ricerca dell'Oscuro che è in me non è scoraggiata, o deprecata o condannata a priori, ma sollecitata, stimolata come una raffinata avventura intellettuale, emotiva, psicologica, interiore. Sto entrando in un'altra dimensione. Sto uscendo dalla Matrice. Sto addentrandomi in un territorio inesplorato, ma interessantissimo.
       Spero di poter raccontare i prossimi passi di questa esperienza, il perfezionamento di una ricerca e il raggiungimento di una condizione di abbandono che mi consenta di fluttuare al di fuori di me, nell'oceano del mio Essere più profondo.
       Scrivo queste righe al termine di una giornata di contatti di lavoro intensissimi, tutta votata sul versante di quella che chiamano "concretezza". Ma mi sento come avessi volato e mi sento altresì come se avessi davvero voltato pagina. Non è facile "andare oltre", ma, se trovi la guida giusta, può essere un'esperienza assoluta, un'esperienza di Assoluto. Una di quelle esperienze che cerco, da sempre.
 
                         Piero Visani
 
                   

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