venerdì 10 maggio 2013

Intrigante

      Un'amica e partner di lavoro mi inoltra molto cortesemente una mail in cui una conoscenza comune, personaggio importante e di spessore, commenta nei termini che seguono una mia iniziativa:
"Riguardo alla proposta di Piero per la realizzazione di [omissis] mi sembra molto intrigante, come tutte le cose che lui propone; ma lo è intrigante proprio per la modalità su cui lui suggerisce di impostarlo".
      Non scrivo questo per fini apologetici, tanto è vero che non cito né il personaggio né la natura dell'iniziativa. Scrivo perché mi piace l'aggettivo usato: "intrigante".
      Sono infatti lieto di constatare che un uomo intelligente, nonché di grande cultura, con il quale ho avuto modo di dialogare non più di due volte, ma che segue alcune attività che sto svolgendo in campi per me nuovi, abbia colto d'emblée la natura che intendo conferire alla maggior parte delle cose che faccio.
       E' vero: in tutte le cose io cerco di essere intrigante, di intrigare chi mi legge o ascolta. Dunque, per ricorrere alla celebre espressione dannunziana, io non ordisco (cioè non tesso intrighi) ma ardisco, cioè cerco di destare l'attenzione di chi mi fa la cortesia di prestarmela nel modo che possa risultare il più intrigante possibile, per lui/lei e anche per me. La mia esigenza è sempre quella di cross the borders and break the rules. Io mi percepisco e mi interpreto così. Propongo... e lascio disporre. Lo trovo divertente, specie se l'intendimento ludico è reciproco.
       Noto con soddisfazione, ma anche con una certa tristezza, che ci sono persone che sanno cogliere la tua intima essenza avendoti parlato poco e letto appena un po' di più, mentre per altre, con cui magari i tuoi rapporti personali sono stati assai più fitti, essa sfugge totalmente o non vuole proprio essere vista.
       Mi compiaccio di questo giudizio non perché è elogiativo (sono talmente saturo di condanne inappellabili che certo una valutazione positiva non può cambiare il mio mainstream), ma perché mi coglie con grande acutezza. Sì - lo ammetto - in tutte le cose io desidero intrigare, e non importa se il mio interlocutore sia uomo o donna e le mie proposte personali o di lavoro. Io desidero intrigare perché ricerco - sopra ogni cosa - la stimolazione intellettuale, una forma di vellicamento che opera, nei miei intendimenti, a vari livelli. Io cerco di sedurre intrigando e la mia seduzione è articolata ad ampio spettro, direi a 360° gradi.
        Forse non è un comportamento abituale, ma io sono esattamente così. Creo di continuo delle sliding doors e mi piace vedere se vengono aperte, insieme a me o non con me, oppurre se non vengono aperte del tutto. Sono un homo ludens, per mille versi. La mia ambizione è di innescare funny games. C'è chi lo capisce e chi no. Chi lo accetta e chi lo rifiuta. Chi sta al gioco e chi fugge. Non vedo mostruosità; al più intellettualismo estetizzante e talvolta sensuale. Toccate di fioretto e potenziali piccadilla, in un clima del tutto esente da moralismi (che sono diversi dalle morali). Faccio paura? Non direi, anche se talvolta parrebbe di sì...
 
                    Piero Visani

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