lunedì 13 maggio 2013

"Innocenti" a prescindere

      Uno degli aspetti più singolari della mia vita è che a me è capitato spesso, per ragioni che invero mi restano arcane, di avere a che fare con la peraltro numerosa categoria degli "innocenti a prescindere".
      Chi sono costoro? Sono coloro le cui azioni non sono guidate dalla weberiana "etica della responsabilità", ma da una compiaciuta irresponsabilità che li induce a fare tutto ciò che piace loro, tutto e il contrario di tutto, senza interrogarsi sulle conseguenze connesse ai loro gesti.
       Per fare un esempio molto estremo, se io urto per errore una persona mentre procedo a piedi in una strada, per buona creanza le chiederò scusa: qualcuno mi farà un sorriso, qualcun altro mi dirà "prego!", un altro ancora storcerà il naso; probabilmente nessuno, a meno di non incocciare il solito esponente del disagio metropolitano, reagirà a male parole o a cazzotti.
       Tutto questo, però, ha luogo in quanto è evidente la natura maldestra del mio comportamento o addirittura l'assoluta casualità del medesimo, magari imputabile a una piccola disattenzione.
       Ma cosa succederebbe se io cercassi deliberatamente di colpire il mio prossimo, mentre sono per strada? State pur certi che le reazioni sarebbero alquanto diverse, più ruvide.
       Tuttavia - e qui sta la vera complicazione - l' "innocente a prescindere" non ti colpisce fortuitamente, a caso, per pura sbadataggine. No, ti colpisce deliberatamente, desideroso altresì di farti male e, onde contenere al massimo le tue possibili reazioni, cerca di neutralizzare i suoi gesti, svuotandoli - in apparenza - di qualsiasi contenuto ostile. In una parola, è fermamente determinato a farti male, ma non ha il coraggio di farsi carico delle conseguenze dei suoi gesti.
        In vita mia, ho incontrato decine di soggetti di tale "elevato" tenore, uomini o donne che fossero. Allignano dovunque: nei campetti di calcio della tua gioventù, dove entrano a gamba tesa, cercano di spaccare la tua, di gamba, e, se non ci riescono, ti dicono "scusa, scusa!". Sui campi da tennis, dove ogni scusa è buona per fregarti un punto. Sul lavoro, dove giurano e spergiurano che ti sono molto amici, salvo pugnalarti alle spalle alla prima occasione, e via scendendo...
       Ho sempre reagito a questi comportamenti. Non subito, perché anch'io sono capace di abbozzare, se del caso, ma dopo un po' e - in media - molto più spesso, più rapidamente e soprattutto più ruvidamente di molti miei simili (simili...?).
       Colpire la gente alle spalle è pratica che nessun guerriero accetta. Si attacca, anche con delle imboscate, ma di fronte, da uomini.
        Se si viene meno a queste regole non scritte, ma secolari, allora scattano le contromisure e queste possono essere molto dure, perché non c'è niente di peggio, in certi ambienti, che lanciare il sasso e togliere la mano. Io ammetto tutti i lanci di sasso possibili; ammetto anche i lanci di quant'altro, ma togliere la mano è così cheap... Ancora più cheap, poi, è, se si è sparato a freddo addosso a qualcuno, è chiedergli "le ragioni di tanto risentimento". Ipotizzarle da sé no, eh...? Troppo difficile...
         Infine il vertice si tocca quando ha inizio il fuoco di controbatteria, perché, quando si ha a che fare con gente esperta di cose militari, non è sufficiente togliere la mano. Ci sono mille altri indizi che portano dritti all'autore del gesto... Perché strepitare, allora, o sentirsi offesi in eterno? Un po' di dimensione ludica, suvvia! La guerra è una "festa crudele". E' brutto pensare - specie se ci si fa portatori (per moda e per finta) di pensieri egalitari - che esista il diritto di offesa e non quello di difesa. Eguaglianza di diritti, che diamine! Anche nelle feste. O chi reagisce viene "rimbalzato" dai "buttadentro"...?
          Com'è simpatica, però, nei suoi patetismi, la Gauche caviar! Poca Gauche e tanto caviar... Come sono uguali, tra loro. E come sono abominevoli, con le loro passioni telluriche, quegli schifosi degli underdog, quegli odiosi parvenu così violenti e crudeli, autentici cascami della Storia. Gente che vive dentro la vita, non sopra la medesima, magari dando fondo ai soldi di papà... Maschi che ancora hanno le palle. Per che farne, poi...?
 
                                                                 Piero Visani

Nessun commento:

Posta un commento