giovedì 16 maggio 2013

Espiazione

      Uno dei motivi conduttori della mia vita è che io ho sempre dovuto molto espiare. Da ragazzo e poi da giovane ho cominciato dovendo espiare il fatto che avevo aderito ad un'ideologia "sconfitta dalla Storia". Nessuno si chiese, e tanto meno mi chiese, perché l'avevo fatto. Venni transitato d'autorità nella schiera dei "reietti". Un'indagine sulle motivazioni che mi avevano portato lì sarebbe servita mille volte di più di tanta retorica antifascista e di tante aprioristiche condanne.
       Da uomo maturo, ho spesso dovuto espiare la mia inclinazione non tanto ad essere "contro" (perché di norma me ne sto per i fatti miei) quanto a non essere "a favore", a nuotare con la corrente. Io ho sempre nuotato controcorrente. A me piace solo così. Le cose facili mi annoiano terribilmente.
       Da maschio, ho avuto rapporti non agevoli con molte femmine, che mi hanno sempre fatto espiare il mio essere o troppo romantico o troppo brutale (almeno così dicevano loro). Con tutta una serie di disastri annessi e connessi.
        In tutti i luoghi e in tutte le situazioni mi hanno sempre fatto espiare - molto pesantemente - il fatto che io individuo senza difficoltà attacchi, soprusi, circonvenzioni, tentativi di aggiramento, di presa in giro, etc. etc. E non abbozzo: reagisco.
        Taluni sostengono che la cosa mi avrebbe rovinato la carriera, ma io non ho mai pensato a far carriera. Altri affermano che la cosa avrebbe compromesso il mio posizionamento sociale, ma di quello non mi è mai importato alcunché. Non appartengo a circoli, conventicole, camarille, club e altro. Sono un lone rider, un maverick, e cerco di pensare solo ed esclusivamente con la mia testa.
        Naturalmente tutto questo ha prodotto, con il tempo, una certa mia emarginazione, ma di quello non mi sono mai preoccupato più di tanto. Ho lavorato duro da solo, o con pochi amici fidati, e qualcosa di buono sono riuscito a farlo comunque. Sono assolutamente sconosciuto nei circoli e negli ambienti borghesi, e credo che la soddisfazione per questo sia reciproca...
        L'emarginazione non mi ha mai preoccupato o dato fastidio. Il dover espiare colpe che non ho commesso mi ha invece infastidito un po' di più, ma non in assoluto. Sapevo che, non accettando le regole della società borghese, me l'avrebbero fatta pagare. Quello che non potevo immaginare - ma quella è una colpa mia, tutta mia - è che talune persone che individuavo, magari erroneamente, come non borghesi per mentalità, cultura e orientamenti, si comportassero alla fine come tali. Ma quello - ribadisco - è un mio errore ed è giusto che ne paghi le conseguenze, oltre a quelle che mi sono state fatte pagare dai diretti interessati. Non rimprovero niente a nessuno. Ciascuno applica, specie nelle fasi di crisi e di conflitto, il proprio sistema di valori, ed è giusto che sia così. Il problema - credo che l'esempio sia un po' arcano per i non addetti ai lavori, ma chiaro - è che la guerre en dentelles è diversa da la guerre de la révolution. La prima si svolge tra soggetti che si riconoscono in valori condivisi, la seconda no. Ne consegue che, se si attacca me sulla base di tecniche da guerre en dentelles, poi non ci si deve sorprendere se la risposta ha luogo con tecniche da guerre révolutionnaire. Sarebbe bastato riflettere sul fatto che sono un "diverso", un "diverso" vero, e tenerne conto. La superficialità borghese fa infiniti danni, da sempre.
 
                          Piero Visani
 
                                        

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