martedì 7 maggio 2013

Passaggio a Nord-Ovest

      Questa sera danno in tv, per l'ennesima volta, il mitico film di King Vidor, Passaggio a Nord Ovest (1940), uno dei film che ha segnato la mia vita e che mi ha portato, fin dall'infanzia, a occuparmi di storia militare, della French and Indian War (1755-1763), vale a dire della guerra che contrappose Gran Bretagna e Francia per il possesso delle colonie del Nord-America, e della guerra irregolare condotta dai Rangers del maggiore Rogers contro le tribù indigene che appoggiavano i francesi.
      Il titolo del film lascia pensare a tutt'altro, visto che riprende alla lettera il titolo di un romanzo storico dello scrittore americano Kenneth Roberts (1885-1957), ma in realtà la pellicola si concentra solo sul primo dei due volumi che compongono l'opera, che narra l'incursione dei rangers del maggiore Rogers contro il villaggio indiano di St. Francis (o Saint-François), ai confini tra l'attuale Canada e l'Upper New York State.
      Interpretato magistralmente da Spencer Tracy, questo film è uno dei cult movies della mia vita e non so quante volte l'ho visto. Fu con autentica gioia infantile che, in occasione del mio secondo viaggio negli Stati Uniti, nel 2000, in compagnia di mia moglie e dell'allora diciassettenne Umberto, partii da Albany, capitale dello Stato di New York e risalii con loro in auto il fiume Hudson, in direzione Canada, passando per posti leggendari come il Forte William Henry, quello del massacro ricordato nel libro e nel film L'ultimo dei Mohicani; il Forte Ticonderoga, quello nei cui assalto si immolarono, nel 1758, i soldati di un mitico reggimento scozzese, il Black Watch; Crown Point, il punto di partenza per le incursioni dei Rangers nella zona del Lago Champlain.
       Ricordo la gioia selvaggia, infantile, inenarrabile, provata nel visitare quei luoghi, nonostante le autentiche follie di certa gestione turistica statunitense, come il mescolare disinvoltamente le ricostruzioni ai ruderi originali, inserire parchi giochi infantili là dove avrebbero dovuto esserci riveriti reperti storici, etc. Il tutto nel fantastico paesaggio dell'Upper New York State, pieno di boschi stupendi, di grandi laghi, di vie d'acqua, di una natura spesso incontaminata.
       Adoro i momenti in cui il turismo, da viaggio nello spazio si trasforma - come certi fenomeni migratori - in viaggio nel tempo. Per i fenomeni migratori, lo spostamento temporale avviene in genere in avanti, mentre per il turismo storico si va inevitabilmente all'indietro.
      In questo modo, la memoria dei luoghi li trasforma facilmente in luoghi della memoria e il viaggiatore può iniziare la sua fantastica cavalcata nel tempo, può diventare un time traveller. E naturalmente, maggiore sarà la conoscenza della storia e della geografia dei luoghi, maggiore sarà la facilità con cui si può riuscire a viaggiare nel tempo.
       Ricordo quel viaggio con grande nostalgia, e non solo perché ero più giovane e più felice di oggi, ma perché fu uno dei miei più bei viaggi nel cuore della storia che amo. Ne conservo tutte le foto, ma non le guardo. Mi fa stare troppo male. Non guardo quasi mai le foto della mia vita. Quali che siano, in genere mi aprono ferite non del tutto rimarginate.

                                           Piero Visani


                               

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