Con mano ferma e maggiore determinazione che in passato, Shinzo Abe sta riportando il Giappone verso l'unico appuntamento che conti, nella vita di un popolo, quello con la Storia. Catastroficamente sconfitto nella seconda guerra mondiale e sottoposto a un processo di "lavaggio del cervello" che ha pesantemente inquinato - americanizzandole - le nuove generazioni, il Giappone pare deciso ad avviarsi, lentamente ma inesorabilmente, verso la fine di un "passato che non vuole passare", per ritornare ad essere quella grande nazione che è sempre stata e che è nel suo destino storico tornare ad essere.
Certo, la politica economica del governo Abe, così diversa dalle "morti per fiscalità" tanto diffuse - e gradite (a chi...?) - in Europa ha consentito alla sua leadership di raccogliere vasti consensi e consolidarsi, ma quello che conta è tutt'altro, è la sua consapevolezza che la sovranità nazionale non è una vuota parola, ma è frutto di indipendenza politica, economica e militare. Nessun ambito geopolitico può permettersi - se intende vivere e prosperare - di essere, come l'Europa, "un gigante economico, un nano politico e un verme militare". Nessuna delle tre componenti testé citate può essere trascurata e, per di più, l'Europa non può neppure più essere definita un gigante economico, poiché giorno dopo giorno lo è un po' meno.
Shinzo Abe sta guidando con mano ferma il Giappone in quella direzione di sovranità che è l'unica che possa garantire un futuro a una Nazione e a un popolo. Noi europei, purtroppo, non abbiamo tale fortuna, in quanto le nostre classi dirigenti sono infeudate ai grandi potentati finanziari internazionali e agli USA, e ci prospettano solo un futuro di orrenda servitù, di sostanziale schiavitù, di povertà totale. Ma il Giappone ci insegna che alternative sono ancora possibili, a condizione di avere classi dirigenti autonome e nazionali. E soprattutto ricordando - a differenza di quello che cercano di farci credere quotidianamente qui - che gli appuntamenti con la Storia sono anche appuntamenti con la vita. Le "assenze", le "vacanze" dalla Storia, quelle sono la morte, la morte di un continente. Non viceversa.
Piero Visani
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