Nell'acuta analisi gramsciana, l'intellettuale organico è quella figura di pensatore che dovrebbe essere strumentale al disegno metapolitico di una forza politica, nella logica che si deve arrivare prima a pensare, in un certo modo, che a votare, in quello stesso modo. L'intellettuale organico, per Antonio Gramsci, è dunque l'autentico facitore del disegno metapolitico.
Com'è noto, vengo dalla Nuova Destra, vale a dire da quella corrente di pensiero che è stata definita a suo tempo il "gramscismo di destra", per il fatto che era prioritariamente interessata alla costruzione di una metapolitica, quale premessa fondamentale e irrinunciabile all'edificazione di una politica.
Come spesso succede, questi concetti hanno subito, nel linguaggio politico quotidiano, una innegabile forma di degradazione, per cui in Italia si è passati a pensare che l'intellettuale organico fosse, in definitiva, nient'altro che il corifeo della dottrina marxista.
Con il tempo, poi, il ruolo dell'intellettuale organico si è ulteriormente degradato e, da qualche tempo, l'intellettuale stesso viene usato soprattutto come soprammobile. Ne so qualcosa io, che ho frequentato discretamente a lungo la politica, per di più con l'attributo di intellettuale e - peggio ancora - sul versante della Destra.
Per la borghesia italiana di Destra e Centrodestra, la figura dell'intellettuale è quanto di più estraneo possa esistere. In genere, questi borghesi sono di un'ignoranza rara e di una supponenza analoga, per cui rapportarsi con loro è uno straziamento di budella. Quando va bene, ti sommergono di geremiadi del tipo: "professore, ma se lei è un gramsciano di destra, allora è la dimostrazione vivente che gli estremi si toccano!"
Avrò sentito migliaia di volte le parole testé sottolineate, nel corso della mia vita politica, e in genere non profferite da geni. Avendo scarsa vocazione didascalica, raramente mi sono preoccupato di spiegare a chi la profferiva quanto fosse ignorante. Se mai, se ne avevo voglia, glielo dimostravo, non sempre urbanamente.
Però, dopo un lungo periodo di conferenze e convegni, ho capito che, in Italia, e quanto meno sul mio versante politico di riferimento (ma non solo), l'intellettuale organico è una sorta di bella statuina da esporre quando serve, con il quale fare la foto o l'autografo. Non serve parlare a questo pubblico, neppure uscendo in edizione ridotta per venire incontro alle sue (modestissime) capacità intellettuali. Non serve proprio. Loro sono borghesi e in genere ricchi. E' la vita che ha dimostrato che sono bravi. Tu, caro intellettuale, al massimo sei un soprammobile, da esibire quando servi.
A un certo punto della mia vita, ho smesso di farmi esibire. Poi sono ricaduto in tante altre esigenze borghesi di esibizione/ostentazione che, come impegno personale con me stesso, non cito più. Ora sono in fuga. Di falsità borghesi non ne posso veramente più. Non so se troverò rifugio, e dove, ma per mia fortuna sono già avanti con gli anni.
Piero Visani
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