L'universo che respira
e sospinge la tua sfera
e la luce che ti sfiora
cosa vuoi?
L'incipit mogol-battistiano ("Due mondi", 1974) costituisce un'indispensabile premessa alla mail privata e gentilissima di una lettrice del blog (non da tantissimo, dai primi di aprile - mi ha confessato - ma avrebbe recuperato, leggendo anche i precedenti...), la quale mi invita a chiarire una contraddizione che esisterebbe, a suo dire, tra la mia natura privata (che sarebbe - afferma lei - "dolce e tenera") e quella pubblica, che sarebbe assai "dura e rigida".
Sono dolente di dover smentire la mia lettrice, ma non è assolutamente così. La mia visione della vita è olistica e sferica, dunque non c'è spazio, al suo interno, per una contrapposizione tra pubblico e privato. Per me è tutto privato e, al tempo stesso, è tutto pubblico.
La lettrice è una acquisizione recente e può non aver letto tutto, ma il blog dimostra, in ogni possibile sfumatura, il fatto che io sono contemporaneamente e pubblico e privato. La vicenda che ho raccontato nel blog, almeno nei mesi iniziali di esistenza del medesimo, era la storia di un'iniziativa pubblica mossa da intenti privati. Personalmente (e sto parlando per me, e per nessun altro dei soggetti coinvolti) stavo facendo tutto per amore, per profonda partecipazione privata. E il tutto aveva degli effetti anche pubblici.
Quando la situazione è degenerata e i miei intenti iniziali privati sono risultati non più condivisi (magari non lo erano fin dall'inizio, ma nessuno me lo aveva detto), ho preferito lasciar decadere tutto: il privato, perché era appena stato dichiarato decaduto; il pubblico, perché per me le due sfere sono profondamente compenetrate. Non avrei mai potuto accettare quello che mi veniva proposto, vale a dire l'esistenza di un pubblico formalmente e freddamente scisso dal privato.
Non vedo quindi alcuna contraddizione: dichiarato superfluo a livello privato, mi sono autodichiarato tale a livello pubblico. E tutto è comprensibilmente finito lì, magari con qualche strascico, ma frutto solo delle tensioni del momento. Io ho infatti apprezzato la chiarezza con cui sono stato estromesso dal privato. Avrei apprezzato un'eguale comprensione per la chiarezza con cui a mia volta mi sono autoestromesso dal pubblico, ma non ho lamentele o recriminazioni da formulare.
Devo quindi ribadire che non c'è alcuna contraddizione: non sono dolce in privato e duro in pubblico. Sono sempre molto dolce e impegnato a sviluppare determinate politiche. Se le vedo condivise, ne sono lieto e cerco di svilupparle vieppiù. Se non le vedo condivise, ognuno per la sua strada. Non vedo spazio per odi od ostilità o che altro. Ho aperto la mia sfera a chi pensavo volesse rimanere all'interno della medesima, con tutto il rispetto, la libertà e la flessibilità possibili. E' stato scelto di uscirne e io ho rispettato tale scelta, chiudendo la sfera stessa e allontanandomi. Ma non c'è contraddizione, o crudezza o durezza. Oggetto di un'azione, ho avuto una reazione. Tutto qui. A quello che è rimasto nella mia sfera, a livello di emozioni personali, dedicherò addirittura una storia autobiografica.
Sarei dunque io una persona dura, o contraddittoria, cara lettrice? Non direi. Direi piuttosto che sono coerente. Ambivo a ruoli da protagonista e mi sono visto assegnare, magari dopo un po', un posto da comparsa, magari da utile comparsa. Le pare un ruolo adatto a me? Per rimanere in metafora cinematografica, diciamo che ho fallito il provino o anche solo il casting. Capita anche ai migliori, dopo tutto. Life goes on.
Mi auguro di aver chiarito i suoi dubbi.
Piero Visani
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