Tramite Facebook ho rispolverato vecchie amicizie, magari lasciate colpevolmente decadere, ma vere, sincere, quasi sempre (ma non sempre) dettate da comune militanza politica. Nessun reducismo, però, ma il piacere di ritrovarsi, tra persone che si stimavano e si stimano, magari a distanza di decenni, e che non hanno smarrito una goccia del loro idem sentire. Basta poco per farlo rifiorire.
Siamo stati una comunità, non priva di difetti, ma una comunità. I nostri cuori hanno battutto all'unisono, per momenti più o meno lunghi e, nel momento in cui lo abbiamo fatto, evidentemente si sono stabiliti tra noi sentimenti che il tempo non ha scalfito.
Ci siamo voluti bene, a modo nostro, e quel bene emerge senza difficoltà, quando ci reincontriamo.
Sono naturalmente portato, in queste sere d'estate in cui il lavoro fortunatamente ferve e impegna molte delle mie energie, a tracciare un paragone tra questa dimostrazione di affetto e certe mie sgradevolissime esperienze di qualche tempo fa. E' evidente la discriminante che le separa: il bene che questi vecchi amici danno prova di volermi è vero, non posticcio, o utilitaristico od episodico. E, in quanto affetto vero, ha retto, nella maggior parte dei casi, alla prova del tempo.
Ho un enorme bisogno di persone vere, di verità. Le menzogne, le prese in giro mi hanno segnato nel profondo. Certo, mi sono ripreso, ma che tristezza, quanta vita sprecata per niente! Quanto inutile soffrire! Senza neppure la certezza di aver almeno pareggiato i conti.
Piero Visani
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