sabato 13 luglio 2013

Il comunicatore

       Pochissime settimane fa, ho ricevuto un inatteso invito a tenere un corso di comunicazione istituzionale e politica in un contesto nel quale non operavo da tempo. L'invito mi ha fatto molto piacere, anche perché era in stretta connessione con un libro da me scritto circa quindici anni fa. Partendo da quella base, mi è stato chiesto di illustrare i cambiamenti che sono interventi successivamente.
       Ho tenuto poche lezioni, per ora, a un pubblico formato da una quindicina di persone, comprese fra i 35 e i 40 anni, di ambo i sessi, quasi tutte relativamente impreparate sul tema, non sotto il profilo strettamente tecnico, ma relativamente alla questione di capire che cosa sta realmente dietro a certe tipologie di comunicazione.
       Ad onta di questa difficoltà iniziale, devo dire che tra il sottoscritto e i miei uditori si è manifestata rapidamente un'ottima alchimia, che ci sta giovando molto.
       Sono solito cominciare le mie lezioni in forma frontale, costruendo un piccolo muro iniziale nei riguardi degli allievi, muro che però mi preoccupo quasi subito di abbattere, "scongelando" l'atmosfera. Il risultato che cerco di ottenere è di tipo empatico. Infatti, ammesso e quasi concesso che la prima impressione che si ha di me possa essere, se solo mi impegno un po' in tal senso, di quasi soggezione, io, dopo aver coltivato un po' tale impressione, mi preoccupo di rovesciarla in breve con tre o quattro "colpi di teatro" tematici, linguistici, semantici e semiotici. L'obiettivo è di far dire al mio pubblico: "toh, sembra un cerbero ma in realtà non lo è, non lo è affatto".
       Credo che questa volta l'approccio mi sia riuscito alla grande, tanto tra i miei ascoltatori maschi quanto tra le femmine. Nessuna di queste ultime è definibile come carina, non secondo i miei standard di bellezza, che presuppongono altezza (molta), magrezza (molta) e una taglia 38. Tuttavia sono tutte allieve brave, così come lo sono gli allievi maschi.
        Dopo poche lezioni, abbiamo già infranto ogni barriera di diffidenza o di riservatezza, e ci divertiamo alla grande.
        Conduco il corso lavorando molto sull'interazione che esiste, nella comunicazione, tra teoria e pratica, e stiamo esplorando le mille dimensioni che si aprono, oggi, nel rapporto tra virtualità e realtà. Cerco di mostrare loro come la virtualità reale, oggi, possa essere ancora più importante della realtà virtuale, e lo faccio sulla base del continuo ricorso ad esempi, senza peraltro dimenticare mai la teoria, che considero molto importante.
         Vedo che ai miei allievi il corso piace e lo capisco anche dalla partecipazione molto attenta e condivisa alle lezioni. Riusciamo a intenderci bene, a capirci al volo. Ne sono lieto. Mi comporto così anche nella vita quotidiana, ma pare che io non colga i medesimi risultati. Sarebbe interessante capire come mai. La risposta la so, ma non intendo nemmeno in questo caso ripetermi.
 
                              Piero Visani

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