domenica 21 luglio 2013

Ieri, oggi, domani

Ieri: luglio 2012. Mi trovo a gestire lo sfascio di un'amicizia e di un sodalizio professionale. Ci penso su circa un mese, poi giungo alla conclusione che, visto che mi è stato chiesto da una persona che palesemente vuole sbarazzarsi di me, la cosa più logica e corretta sia soddisfare i di lei desiderata. Del resto, qualsiasi altra soluzione, per me, equivarrebbe ad un ripiego nel quale io perderei palesemente la faccia, dunque inaccettabile. A quel punto decido di prendere l'iniziativa io e di distruggere ogni rapporto, personale e professionale. Ne pagherò un prezzo molto caro, ma non avevo altra scelta. Si trattava di salvaguardare il mio onore.
 
Oggi: luglio 2013. I problemi professionali sono felicemente superati, quelli personali sono andati gravemente distrutti e neppure so spiegarmi bene il perché, visto che non ho fatto altro che adeguarmi a scelte altrui. Sono stato "scaricato" in malo modo, ma ho rimesso in piedi la mia vita lungo vecchi e nuovi assetti. Mi dispiace che un rapporto personale sia andato perduto, ma ormai era degenerato e avrei dovuto ridurmi a un ruolo strumentale che non faceva per me. Io avevo proposto altro e, nel momento in cui la mia proposta è stata bocciata, è stato giusto chiudere.
 
Domani: da luglio 2013 a...  Ho elaborato il mio lutto, ho cercato anche di riaprire un dialogo, ma invano. Ora di dialogo ne ho aperto un altro, anche se ancora non riesco a portarlo avanti come vorrei, perché la precedente esperienza mi ha troppo "bruciato". Al tempo stesso, la persona che ho incontrato mi pare estremamente interessante e vorrei ricominciare a sorridere un po' dopo tanto dolore. Ci ho pensato a lungo, in questi giorni, e sono giunto alla conclusione che non devo avere remore, o paure, o preclusioni. Il passato non mi deve condizionare: se una persona ti butta via, è evidente che le fai ribrezzo. E quella deve essere la mia constatazione iniziale: se non le avessi fatto ribrezzo, non mi avrebbe buttato via.
      La paura, a sua volta, è evidente: è il timore di rivivere una vicenda analoga, di sentirmi per qualche tempo felice e poi venire precipitato a freddo nell'abisso. Non avrei voglia di ripetere una così negativa esperienza.
       Resta la voglia di osare. Poiché non c'è alcuna garanzia che quello che è già avvenuto non possa ripetersi, non mi resta che scegliere tra l'aver paura e l'osare. E' ovvio che oserò, è ovvio che mi farò avanti con questa nuova persona da me incontrata.. Il terrore è che è molto simile, da vari punti di vista, alla precedente, il che lascia trasparire inquietanti parallelismi. Così mi chiedo se per caso io non stia precipitando in un nuovo gioco al massacro, quasi che non mi bastasse il precedente. Tuttavia, io voglio osare. E' vero che vengo da una catastrofe, ma io in quella vicenda non ho sbagliato niente, ho fatto tutto giusto. Dunque perché non riprovare? Con una donna diversa, pur se simile alla precedente, tutto può essere diverso. Non può succedere due volte di seguito che un impegno totale e profondo come il mio venga ignorato, disatteso, vilipeso, bastonato. Ho mille e una ragione per ricominciare, e ricomincerò. Non ho paura di amare, né di gettarmi, né mai ne avrò.
 
                              Piero Visani

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