Per mia sfortuna, sono rimasto vittima di un piccolo incidente che condizionerà negativamente la mia vita fino ad autunno inoltrato. Una cosa spiacevole, con poco dolore fisico ma molto dolore morale e parecchi inconvenienti sul piano pratico.
Non è un buon momento, per me, e mi sento trapassato da mille lame, non più soltanto metaforiche, ma anche concrete, fredde, metalliche, chirurgiche.
Il cuore sanguina, l'animo piange, il fisico soffre. Tuttavia, questo è proprio il momento in cui le teorie diventano prassi. E allora occorre alzarsi, occorre mettersi in piedi in mezzo alle rovine. Occorre fare appello a tutto il proprio prometeismo e, se gli dei mi vogliono a terra, RIALZARSI.
Di tutti i difetti che mi hanno costantemente imputato, a livello caratteriale, raramente ho sentito criticare il mio fighting spirit e, quando ciò è avvenuto, è perché lo si riteneva in eccesso.
Quando la vita ti vuole morto, o arreso, non hai che un'unica soluzione: alzarti e combattere. Se morirai, avrai raggiunto la condizione esistenziale in cui eri già - morto, intendo - e avrai il privilegio di farlo con onore. Se sopravviverai e vincerai, potrai essere soddisfatto di te stesso. Se non vincerai, avrai comunque combattuto. Quanto alla resa, quella è un'ipotesi neppure presa in considerazione.
Dunque non resta altro da fare, se alle ferite dell'animo si aggiungono quelle del corpo: combattere. Lo impone l'etica guerriera. Tanto la morte verrà comunque, prima o poi. Guardiamola nel fondo degli occhi, senza alcuna paura, ma come SUPREMA SFIDA.
Piero Visani
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