martedì 16 luglio 2013

L'archivista

       Quando le cose vanno o sono andate da parecchio tempo in archivio, tocca agli archivisti occuparsi delle medesime. Io mi sono riservato il dubbio privilegio di essere archivista di me stesso e archivio le mie memorie, giorno dopo giorno.
       Non è un esercizio facile, provoca qualche dolore, ma lo storico sa che la storia si fa agendo e, dopo aver agito, ricordando e archiviando. E' quello che sto facendo io e - come ho scritto - lo sto facendo in forma riservatissima e privata.
       Mi piace tirare fuori dalla mia vita le emozioni, e fissarle sulla memoria del computer. Ogni tanto penso di essermi immaginato tutto e, anche se so bene che non è stato così, ormai la cosa mi appare del tutto destituita d'importanza. In effetti, sto parlando a me stesso, sto scrivendo per me stesso. Il resto non conta.
       Descrivo una vicenda vera, e sono anche in grado di documentarlo, ma talvolta mi sorprendo a pensare che è talmente illogica, senza senso, incomprensibile, che potrebbe essere stata anche totalmente inventata a tavolino. Naturalmente, so bene che non è così e allora cerco di preservarla nei suoi contenuti migliori, in quelli che mi hanno colpito di più nel profondo.
       Non ne parlo più con alcuno, nemmeno fuggevolmente. E' diventato qualcosa di estremamente personale, mio, parecchio sofferto, che scrivo per me, tra me e me. Sono ancora incerto se pubblicarlo. Tuttavia, nelle pagine che rileggo quotidianamente identifico un tale rivolgimento interiore che penso sarebbe gravissimo occultare questa total eclipse of the heart. Deciderò quando avrò finito di scrivere. Certo che, se compito dello scrittore è registrare i propri tormenti interiori, io ci sto riuscendo molto bene. E al momento penso che sarà difficile tenere nel cassetto un'opera così vissuta e partecipata. Ora però sto descrivendo dei bei momenti. Bisognerà vedere che cosa accadrà quando dovrò occuparmi di momenti che altrettanto belli non sono stati. Alla fine, decisivo si dimostrerà il peso della constatazione che è l'unica cosa che mi è rimasta di un periodo di vita non breve: lo terrò nascosto, rimarrà solo mio, o ne farò partecipi i potenziali lettori?
 
                                                Piero Visani

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