"Perché no?" è un quesito che si affolla nella mia mente febbrile fin dalla notte dei tempi. Non solo di fronte a qualche divieto, perché in tal caso l'interrogativo parte facile, quasi in automatico: perché no? Ma anche in assoluto. Io, di fronte a tutto, o quasi tutto, mi chiedo sempre: perché no? Qualcuno - intriso di moralismo piccolo borghese - potrebbe forse ipotizzare che io mi ponga tale domanda di fronte a presunte trasgressioni, ma non è assolutamente così, perché personalmente trovo ridicolo il concetto di trasgressione. Non avendo io norma, che cosa posso trasgredire?
In verità, il "perché no?" cui faccio riferimento io è decisamente più filosofico-esistenziale. Non ho mai fatto una determinata cosa, e mi sembra venuto il momento di farla, perché no? Qui di seguito mi lancio in alcuni esempi concreti:
- "non ho mai scritto un romanzo: perché non provarci?";
- "non ho mai avuto un blog [domanda che mi sono posto a inizio dicembre 2012]: perché no?";
- "non ho mai svolto una determinata attività: perché non svolgerla?"
- "non sono mai stato granché aperto con il mio prossimo: perché no?".
A me piace infinitamente cambiare. Io cambio di continuo. Ma - marxianamente - cambio gli epifenomeni, raramente, direi rarissimamente, le strutture.
Sono sfuggente? Non credo proprio.
Irrequieto? Irrequietissimo, ma conosco anche il fondamentale valore creativo della noia, perché la noia genere "crisi" e dunque cambiamento.
Sono banale? Spero di no, ma non ne ho la certezza.
Sono imprevedibile? Me lo auguro vivamente, anche se, nel mio intimo, non ne sarei così sicuro...
Sono narciso? Assolutamente sì, ma dotato di una grande capacità di amare e di un discreto bisogno di sentirmi amato. Se mi sento amato, posso ricambiare a livelli molto elevati. Se non mi sento amato, soffro. In genere non mi sento per nulla amato e ancor meno capito, per cui mediamente soffro. Ma è sofferenza creativa, costruttiva, maieutica, addirittura di autogenerazione, se così posso dire.
So "navigare" da solo per le strade della vita? Assolutamente sì. Ho accettato fin da bambino, con virile consapevolezza, il fatto che battere certi sentieri possa costare molto caro. E li ho battuti.
Sono pazzo? Perché no? E' il lato migliore di me, quello che non fa annoiare, in un primo tempo, e poi mi porta metaforicamente a morte in un secondo tempo. Ormai ci ho fatto l'abitudine. Ci rido su. Gli umani, nel loro piccolo, sono orribilmente e prevedibilmente banali. Inducono al sonno, anticamera della morte per inedia.
Sono un esemplare unico? Perché no?
Sono vivo? Perché no?
Sono morto? Perché no?
E voi?
Piero Visani
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