venerdì 3 maggio 2013

Andare oltre

      Quando una situazione è incancrenita, devastata da circoli viziosi di accuse e controaccuse, di reciproche ripicche, l'unica soluzione praticabile è "andare oltre".
       "Andare oltre" può significare molte cose:
 
- la fine di tutto. Ciascuno si riterrà vinto o vincitore, e chiuderà un'esperienza di vita, ritenendola esaurita. E' assolutamente legittimo che sia così e ci siamo già spinti molto in là su questa strada. Basta una piccola, ulteriore spallata, ed è fatta.
 
- E' la soluzione più prevedibile, più scontata e, proprio per questo, non mi convince. Io detesto tutto quanto è prevedibile e scontato. Ma non è solo questo il motivo per cui non mi convince. Resto altresì dell'idea che un rapporto che è stato molto bello, comunque sia stato vissuto dai suoi protagonisti, NON possa finire così. E' ovvio che è stato vissuto in maniera diversa. Dunque ne scaturisce l'interrogativo: queste due maniere sono componibili, o no? Io credo di sì, altrimenti non scriverei queste righe. Il problema è come. Nessuno farà passi indietro, questo lo so bene, ergo occorre chiedersi se, come in un videogioco, si può passare al Level 2. Personalmente, ci credo e non ci credo. Ci credo perché so riconoscere - e ricordare - l'intensità della relazione, che sento ancora forte nonostante tutte le tempeste che ha attraversato. Non ci credo perché non ho molta fiducia nelle relazioni tronche, a sovranità limitata, a limiti definiti. Sono cose tristanzuole, che al massimo fanno gradire le parole con cui Fabrizio De André chiude Giugno '73: "E' stato meglio lasciarci, che non esserci mai incontrati".
 
- La soluzione vera sarebbe ritrovarsi per esplorare. Senza forzature ma senza limiti. Con il rispetto dei tempi e delle esigenze di ciascuno. E con un dialogo ben superiore a quello che c'è stato in passato. Riconoscendo quello che è evidente a chi non è cieco: l'innegabile convergenza di due anime. Non succederà - suppongo - ma questo dimostra quanto gli umani siano pazzi: il caso fa sviluppare una fortissima affinità elettiva tra due persone, e queste riescono a bruciarla. La nostra ricerca dell'infelicità prosegue tenace...
 
        Siccome ritengo che questa mia offerta di andare oltre difficilmente sarà accolta, sono comunque felicissimo di essere approdato a una condizione di animo che mi consenta di poterla formulare. Almeno io potrò dire che ho avuto il coraggio di fare "punto e a capo". Non mi consolerà, ma mi farà capire che ho fatto tutto, più di tutto e di più. Sarò anche "tagliente come una lama", "insolente", "gran maleducato", ma sono vivo e sono un soggetto che non si dimentica tanto facilmente. Non vivo di rapporti superficiali, ma di scavi nel profondo, di analisi così totali da fare, da farci e da farmi male. Ma metto in atto un principio che so condiviso (e cito alla lettera): "io quando amo mordo, altrimenti che gusto c'è?".
       E' un grande vantaggio avere una memoria d'elefante e conservare tutto. Consente di ben documentarsi, e di non dimenticare niente. Certo, poi mi si può rifiutare per amore del quieto vivere, e questo lo capisco e lo accetto senza problemi.
 
                                          Piero Visani

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