mercoledì 1 maggio 2013

Wait and see

     Nella tarda serata di ieri ho preso un impegno d'onore che intendo rispettare alla lettera, come è tipico delle persone che - come me - attribuiscono molto valore all'onore.
      Ho deciso di cessare unilateralmente le ostilità, dopo mesi che si trascinavano, perché ritengo che non avessero più motivo di andare avanti. Ho esposto le mie ragioni, ho difeso il mio onore, ho salvaguardato la mia identità, la mia personalità, la mia singolarità. Andare avanti non avrebbe avuto più alcun senso. Non miravo certo a un'impossibile vittoria, solo a salvaguardare la mia dignità e il mio onore. Ritengo di averlo fatto, e mi sento soddisfatto. Non contento, soddisfatto sotto il profilo della dignità e dell'onore.
       A questo punto, nello ius publicum europaeum ci sarebbero tutte le precondizioni per una pace, ma non pretendo tanto. Mi ritiro sull'Aventino e mi astengo da ogni ulteriore atto ostile. Per citare Generale, di Francesco De Gregori, si potrebbe dire che "la guerra è bella però fa male" e forse fa ancora più male quando sai di non poter vincere, ma di essere dovuto scendere in campo solo per difendere il tuo profilo umano ed etico.
      Ora rientro nei miei accampamenti. Non ho più altro, su questo specifico tema, da dire o fare. War is over. Sono sceso in campo e ho attaccato a lungo in conformità alla mia natura, che aveva un'esigenza assoluta e primaria di produrre quanto è successivamente accaduto. Ora, invece, mi atterrò ad altri principi, perché - visto che mi accusano spesso di essere impulsivo, violento, emotivo, misconoscendo completamente la mia natura lucida e fredda - ho deciso di cambiare, di dare prova di saggezza, di capacità di attendere, di guardare ai tempi lunghi, con l'augurio che questo serva a qualcosa. Non penso che sarà così, ma - da bravo Mefistofele - intendo dare prova di poter essere tutto e il contrario di tutto, con diabolica e infinita flessibilità. Se neanche questo basterà, a quel punto sarà chiarissimo che davvero nulla poteva bastare.
       Come sempre, parto per primo: amo tutte le sfide e non mi sottraggo ad alcuna di esse. Le sfide sono una splendida sollecitazione per l'intelligenza e per la psiche. Potrei mancarne una? Non sia mai! Mi metto in attesa. Tra l'altro, amando la strategia, io ho un senso del tempo come i cinesi. Chi vivrà vedrà. E, se non vedrà, avrà la coscienza a posto.
 
                       Piero Visani
 
                                        

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