Al Duca di Wellington è attribuito il detto, dopo il suo decisivo successo su Napoleone a Waterloo (18 giugno 1815), per cui "non ci sarebbe nulla di peggio, nella vita, di una battaglia vinta, eccetto una battaglia persa". Ci pensavo stamane in auto, girando per le vie della città in cui risiedo. Non perché io mi illuda di averne vinta una, di battaglia, ma perché pensavo in quale posizione potesse essere inserita una battaglia pareggiata.
Il senso di vuoto resta forte, i danni subiti e causati anche, le macerie totali, mentre "morti" e feriti abbondano. Tuttavia, talvolta a fianco all'essere si pone il dover essere e occorre ricordare che, alla mia età, non si può essere trattati come un toy boy qualsiasi. Servirebbe un po' di rispetto. E, se non te lo prestano autonomamente, purtroppo devi andartelo a prendere, con le buone e anche senza.
La mia fortuna è che io conservo tutto, ho una forte attenzione documentale e quindi, nel caso mi fossi dimenticato qualcosa, dedico tempo a compulsare le fonti originali. E' un esercizio lungo, ma fornisce prove inconfutabili (ed esibibili, se del caso), la cui lettura è alquanto irritante, oltre che istruttiva, ovviamente.
Le prese in giro, a mio giudizio, andrebbero organizzate meglio. Non tanto nelle fasi di apertura, perché lì la colpa è tutta mia, della mia ingenua disposizione d'animo, ma in quelle di chiusura, in cui basterebbe avere il coraggio di dire: "lasciamo perdere, abbiamo scherzato! Sei proprio fesso!". Io ho un forte senso dello humour, si sarebbe potuto ridere insieme.
Per contro, prendere per i fondelli all'inizio e a bastonate alla fine, è un po' troppo, anche per me. E il problema è che, quando amo, io colmo di attenzioni e, quando odio, anche. Muta solo lievemente la natura delle attenzioni, ma questo credo sia comprensibilissimo, no...?
Ora però è tutto a posto; conti chiusi e alla pari. Si può guardare oltre. Ciascuno dei protagonisti avrà certo imparato qualcosa. Io, ad esempio, sulla sincerità umana (umana?) ho fatto un corso accelerato e credo che, dopo tutto, mi sia servito parecchio.
Ora sono in una fase di "riposo del guerriero". A parte il lavoro, devo pensare a cosa mi potrà interessare per il prossimo futuro. Le idee non mi mancano. E dopo che ho fatto danno, almeno tanto danno quanto ne ho subito, fin da bambino solo solito vedere la vie en rose. Anche perché - da perfetto egosintonico quale sono - non, rien de rien, non, je ne regrette rien. E ci mancherebbe ancora che rimpiangessi qualcosa: ho forse cominciato io...?
Piero Visani
Nessun commento:
Posta un commento