Ora che "la guerra di Piero" è terminata e che, come nella canzone di Faber, i protagonisti si sono "ricambiati la cortesia", occorre pensare al dopoguerra, per guardare oltre e andare oltre.
Destino ha voluto che agli europei di questi difficili anni toccasse di vivere la fase terminale di un periodo di decadenza iniziato nel 1945 e mai più fermato. E ci toccasse altresì di viverlo nel mentre la democrazia liberale diventava dapprima un sistema plebiscitario e ora totalitario. Un "totalitarismo dolce" in cui i più superficiali e i più sciocchi credono (ancora??) di essere liberi e in realtà vivono in un sistema fatto solo di catene e dove l'aver causato, nel giro di un anno e mezzo, circa 750 suicidi per disperazione è ritenuto meno grave che il singolo atto potenzialmente omicida di un disperato (o di un prezzolato..), il quale, invece di rivolgere l'arma verso se stesso (soluzione che avrebbe suscitato unanime deplorazione esteriore, nella casta dominante, e soddisfatto intimo consenso), l'ha rivolta verso il malcapitato di turno (questo ha preoccupato: con il tempo, la selezione degli obiettivi potrebbe diventare più accurata).
Che fare? Come sopravvivere di fronte a un Moloch che ci sta stritolando tutti e che - ovviamente per il nostro bene (la democrazia opera sempre "per il nostro Bene", lo so da quando sono nato ed è per questo che, avendola vista in azione, ho deciso da ragazzino di schierarmi dalla parte del cosidetto Male; come dovrebbe essere chiarissimo da questo blog, detesto i tentativi di sodomia, in qualunque forma si manifestino) - ci sta portando alla "morte in vita (perché, sia chiaro, stiamo vivendo da tempo in una "Matrice" o in un Truman Show: ci dicono che siamo vivi, ma siamo assolutamente e definitivamente morti), e vuole tutti i nostri soldi, dopo che da tempo ha conquistato tutte le nostre anime e i nostri corpi?
Se lo slogan non mi facesso orrore, direi: "ora e sempre resistenza!". Ma credo che da tempo le barriere ideologiche siano venute meno e che i prossimi conflitti saranno semplici lotte per la libertà, condotte da piccoli gruppi di resistenti che non intendono lasciarsi sacrificare al Leviatano senza combattere.
La lotta tra il Bene e il Male - se vogliamo vederla in forma manichea - continua e oggi, più che mai, il cosiddetto Male è l'unico bene possibile: il bene della libertà, dell'individualità e della comunità solidale, il bene della libertà di pensiero, il bene della specificità - di tutte le specificità - contro i riduzionisimi, i mondialismi, i "distrazionismi" (che sono il volgere l'attenzione della gente verso scempiaggini, di modo che non possa occuparsi di cose serie).
Anche se ci dicono che il futuro sarà una commedia, dunque una vicenda a lieto fine, io credo invece che il nostro futuro sarà una grande tragedia e che, per prepararsi a traversarla, occorra recuperare quel "senso del tragico" di cui hanno voluto deliberatamente privarci.
Chi è perfettamente consapevole di vivere in una "società dell'infinito presente", sa bene che chi non ha passato NON può avere futuro e che la dimensione storica, quella che collega passato, presente e futuro, è intrinsecamente intrisa nel tragico. Sopravviveranno coloro che se ne sono resi conto per primi e che si stanno attrezzando, per non farsi cogliere impreparati.
La guerra di noi piccoli uomini liberi è una generosa e macroscopica "guerra asimmetrica", quella il cui intento (invero ambizioso, ma non impossibile) è "la sconfitta del vincitore". Siamo tanti piccoli David contro Golia. Non so se lo sconfiggeremo - sarebbe un proclama inutilmente reboante sostenere una tesi del genere - ma lo costringeremo a combattere, a soffrire, a subire i suoi colpi, così come noi abbiamo dovuto subire i colpi che lui ci ha inferto.
Come Carlo Martello, Piero è tornato dalla guerra. Tranquillo, carico di lacerazioni e di ferite, neppure troppo cicatrizzate. Non nutre odio e sa bene - da perfetto "guerriero esistenziale" - che "la pace è solo un intervallo tra due guerre". Può durare più o meno a lungo, ma poi la danza ricomincia...
A livello politico, so bene quello che devo fare. A livello umano, vorrei riposarmi un po', ma non credo che avrò tempo per farlo: il lavoro è troppo e poi la mia natura è conflittuale, dunque troverò nuove guerre, vivrò nuove storie, non mi acquieterò. Ricercherò nuovi stimoli, proseguirò la mia ricerca interiore, approfondirò il dialogo con le tante persone con cui ho accresciuto la conoscenza in questo periodo per me difficile. Rimarrò fedele ai miei valori di sempre. Mostrerò, a chi vorrà vederla, quanto sia splendente "l'ombra della luce".
Non nutrirò rancori. Ho difeso il mio amore (inteso come il mio sentimento di amore), e ci sono riuscito. Il prezzo pagato è stato alto, ma vi paio uno che se ne preoccupa?
Piero Visani
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