A volte si incontrano personalità bellissime, con le quali la sintonia è immediata. Spesso si accompagnano a caratteri difficili, magari non del tutto dissimili dal proprio. La singolarità del tutto è tale da risultare spesso disagevole, disturbante, problematica. E tuttavia, se si ha il gusto della scoperta, gli (un)happy few sanno riconoscersi. Spesso non sanno trovarsi. Ma riconoscersi sì, questo sì.
Io credo di essere bravissimo, in questo, e qualcuno me lo ha pure confermato. Il problema è trovare una chiave di lettura comune, una modalità per leggere un testo insieme in un contesto condiviso. E' così difficile? Apparentemente no, ma in realtà sì. Occorre non avere paura, prepararsi a lottare e anche a soffrire, perché certe anime vivono immerse in contrasti profondi. Ma la scoperta non è cosa per esseri superficiali. E' un percorso difficile. Ha senso rinunciarvi, solo per gravi errori di approccio commessi dai protagonisti? Ha senso rinunciare scientemente a una parte importante della propria vita, solo perché si fatica a trovare un linguaggio comune, una koiné alla quale attenersi, e con la quale capirsi?
Nessuno di noi cerca cose facili e, se commette errori, anche gravi, li commette in assoluta buona fede. Io sono stato, fin da giovane età, un "bambino che è molto spesso stato buttato via insieme all'acqua sporca". E' per questo motivo che, nel corso del tempo, sono diventato un maieuta, quali che potessero essere - condivisibili o meno - le ragioni della mia arte maieutica. A me piace cercare "il sole nella pioggia"; anzi, più correttamente, "la pioggia nel sole". E' così orribile? Definisce più di qualsiasi altra cosa la mia personalità.
Sono un soggetto cerebrale, speculativo, ma non certo superficiale o banale. Può darsi che semini dolore, intorno e lontano da me, ma ho mai detto che vendo narcotici? E' facile odiarmi, molto meno facile è dimenticarmi. Non sono intercambiabile con alcuno. Posso essere respinto, rifiutato - solo gli dei sanno quante volte mi sia capitato e quanto male mi abbia fatto! - ma il mio profilo si staglia sempre sullo sfondo di qualsiasi scenario. Posso incutere soggezione, paura, odio, ma la mia personalità infrange i muri e ho lasciato in giro parecchi rimpianti, non solo miei.
A me questa ricerca, questi tentativi di scoperta continuano a piacere. Qualcuno mi rimprovera che io sia troppo assiduo e assillante. Ma, per l'appunto, io amo cambiare. Starò fermo, aspetterò, sarò paziente e racconterò i miei turbamenti, darò tempo al tempo, parlerò più di me, di cosa succede all'interno di questo mio animo che - secondo quanto dice la mia psicologa - sarebbe pieno di dolore. Racconterò altre fasi della mia vita in cui c'è entrato e di come - da sempre - io stia cercando di farlo uscire. Racconterò di questo sforzo enorme e disperato, di questa fatica di Sisifo che finisce quasi sempre male, e che io non cesso di avviare, perché più che mai credo che "non occorre sperare per intraprendere, né riuscire per perseverare". Se poi alla fine tutto si concluderà - come sovente, troppo sovente, mi accade - nella solita "tragedia di un uomo ridicolo", beh, potrò sempre dirmi che ridicolo avrei preferito non risultarlo, ma almeno uomo sono riuscito ad esserlo. E che il tragico è la mia dimensione naturale, non perché l'abbia scelta, ma perché mi ci hanno sempe precipitato.
A volte, cercando di esplorare terroritori nuovi, di scoprire nuove esperienze, emozioni, relazioni, si finisce male, molto male. Ma questo non può togliere ad alcun esploratore vero il proprio gusto per la scoperta. Il rischio c'è sempre. Se verrà la morte e avrà determinati occhi, beh, quello che conta per i soggetti come me è che fossero belli davvero... Nessuno più di me è nutrito di estetica della morte. Se verrà il momento di interpretarla in prima persona, non potrò certo tirarmi indietro. E non lo farò.
Piero Visani
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