Cerco sempre di creare vincoli speciali, con chi mi è gradito. Non li cerco quasi mai, perché è raro che io gradisca davvero, e nel profondo, una persona; ma, quando mi capita, allora cerco di arrivare fino al cielo.
Non amo i legami borghesi. Cerco sempre di andare oltre. Non sono una persona che abbia un giro di amici o amiche con cui andare di qua o di là. Non ho luoghi di vacanza o di divertimento. Non appartengo a classi sociali, consorterie, gruppi, camarille, famiglie, fazioni.
Detesto le abitudini borghesi. Non faccio capodanni, feste di Natale, compleanni, onomastici, Pasque, e via vomitando. Se non fosse cristiana, potrei eleggere a mia festa più gradita il 2 di novembre, il giorno dei morti, che almeno possiede il pregio di ricordarci chi siamo, e come siamo.
Non amo "le serate con gli amici, i brindisi felici, in cui ciascuno lenisce la sua pena, in cui ciascuno non è come adesso, da solo con se stesso". Sto quasi sempre da solo con me stesso, e nessuno lenisce la mia pena. Ci devo pensare da solo e, se devo guardare l'abisso, lo faccio serenamente, perché sono ben nutrito di senso del tragico e, se lui guarderà me, sarà un bell'incontro di occhi.
Non faccio nulla per convenienza, non ho amici con cui distrarmi, semmai ho amici (pochi e selezionatissimi) con cui fare riflessioni profonde. Detesto le serate allegre, in cui ciascuno si sente autorizzato a dire le peggiori sciocchezze, perché tanto quello è il clima e così fan tutti... Tutti forse, io no.
In genere all'inizio la mia singolarità piace, poi piace sempre meno, perché sono coerente. Ho lasciato donne cui tenevo perché volevano che uscissi con amici. Io volevo uscire con loro, non con i loro amici. Io volevo un rapporto speciale, intensissimo, febbrile. Molte hanno scambiato tutto questo con possessività, mentre io non sono nemmeno geloso. Ricordo scene penose di scemette che mi parlavano di loro relazioni, spesso inventate, per far ingelosire me. Ingelosire di che? Io le invitavo anche a copulare, con questi presunti rivali. Io volevo possedere le loro anime in esclusiva, i loro corpi potevo anche dividerli con un reggimento. Io sono un essere superiore, non ho rivali, non posso averne, e loro credevano di farmi ingelosire omologandomi ad altri. In realtà, mi facevano solo fuggire, per la loro natura di piccole borghesucce, di gente che pensava che mi importasse qualcosa dell'uso che facevano del loro corpo. Che pena! Io volevo portare fuori il meglio di loro stesse e le avevo individuate perché, anche se fisicamente potevano essere bellissime, pensavo che il loro cervello e la loro anima fossero ancora migliori dei loro corpi perfetti. Ma vai a farglielo capire...
Con chi ho potuto, con chi ho ritenuto all'altezza, ho cercato una special relationship, adatta a noi, a soggetti esclusivi ed elitari. Raramente sono stato compreso e - fatto assai divertente - il più delle volte mi è stato rimproverato di essere troppo "diverso", ergo non abbastanza banale e ordinario...
Per mia fortuna, posso sempre scrivere, parlare di momenti felici con donne che ho conosciuto, inventarmene altre, che non ho mai conosciuto, ma amerei conoscere. La ricerca continua. Non ci starò mai, nelle gabbie della banalità e della quotidianità. Continuerò a fare tutto esattamente come ho sempre fatto e magari troverò frammenti di donna, per una sera, per un dialogo, per dieci mail intense, per una vibrazione di cuori all'unisono. Le ho già trovate. Alcune le ho perse, poi ritrovate. Altre le ho perse per sempre. Altre ancora le incontrerò.
Non cesserò mai di stimolarle con la mia offerta unica e qualche coraggiosa la troverò. Mi dà forza il fatto che nessuna di quelle che ho conosciuto mi ha mai detto di avermi dimenticato tanto facilmente. Perché quello è proprio impossibile. Il contatto con me non si dimentica: può essere stato un'ora o un anno, un bacetto o una folle notte di sesso. Io lascio il segno. E - lo riconosco senza difficoltà - chi è alla mia altezza lo lascia in me. Questo è il bello della vita, fra un uomo e una donna: lasciarsi un segno. Amo tutte coloro che lo hanno lasciato in me, anche se era un graffio profondo. Le riconosco come pari. Ci siamo fatti reciprocamente del male, ma forse era del bene. Noi, quando amiamo, mordiamo... Mordiamo le persone, mordiamo la vita. A volte - e questo ci uccide, ci uccide davvero - non sappiamo riconoscerci. E allora è il disastro.
Piero Visani
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