Quante possono essere le nature di un "falso movimento"? Ci si può sentire in moto ed essere in realtà del tutto fermi. O si può essere fermi, e sentirsi in moto.
Un altro quesito importante è se, nell'ambito dell'umano - cioè in quello che è per eccellenza il "regno della falsità" - ci si possa sentire in moto anche se si è fermi.
Se uno ha una sensibilità molto spiccata, direi autoriale, come ritengo di avere io, sono quesiti importanti. Totalmente "inutili", sotto il profilo di un'esistenza "produttiva", ma io ho il supremo privilegio di poter dire di avere un'esistenza "assolutamente improduttiva" e totalmente, direi orgogliosamente, "inutile". Riesco persino a ritenere che sia preferibile "darsi addosso", anche se "inutile", piuttosto che porgere le terga per accettare passivamente le sodomie di cui è cosparsa - ovviamente in nome dell' "utile ragionevolezza" - la contemporaneità. Come sono retrò!
Ora ho pensato che sia giusto che io ritorni "dentro di me". Dopo tutto, ho la certezza di aver lasciato un segno ("in qualche modo" - mi è stato scritto - "ti porto sempre un po' con me") e io sono uno di quegli uomini che, quando lasciano un segno, quando riescono a farsi "portare sempre un po' con sé", raggiungono il massimo degli obiettivi cui possono ambire.
Sono un ricordo, in genere. Neppure sempre un bel ricordo. Però, rispetto a quelli di cui "non resta coscienza", sono già decisamente in una categoria superiore.
Non mi resta che fare ritorno - relativamente soddisfatto - al mio piccolo "regno della verità" e riprendere a parlare fittamente con me stesso, una delle pochissime persone che mi ascoltano. Quello della vox clamantis in deserto è un ruolo duro, ma - come dicono in certi B Movies statunitensi - qualcuno lo deve pur fare...
Piero Visani
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