La sveglia suona alle ore antelucane. Ma è bene svegliarsi presto, per essere lucidi. E poi, con tutte quelle scariche di adrenalina in corpo, chi riusciva a dormire?
La vestizione è lenta, rituale. Occorre vivere e morire eleganti. Il guerriero fa mostra di sé a livello etico ed estetico.
Nell'animo, una gioia profonda. I giorni di battaglia sono quelli per cui vale la pena di vivere.
Certo, sarà una battaglia dura, durissima, e l'esito non è per nulla scontato. Il nemico è il Leviatano ed è un nemico potentissimo, subdolo, feroce. Divora tutto e tutti.
Ma non intendo andare a perdere. Non sarà una battaglia testimoniale, la mia. Intendo vendere cara la pelle. Il Leviatano mi (ci) colpisce a scadenza ricorrente, con un'implacabilità degna dei periodi più oscuri della storia umana, ed è venuto il momento di difendersi. Lui è Golia, io sono più piccolo di Davide, ma so come devono combattere i deboli contro i forti o i fortissimi. Conosco la guerra asimmetrica e intendo metterla in pratica. Cercherò un punto in cui il Leviatano è debole, cercherò le sue contraddizioni, e colpirò lì.
Sono carico, tirato al massimo. E' vero che questo potrebbe essere l'ultimo dei miei giorni, ma che cosa mi serve vivere da schiavo? E' vivere, vivere da schiavo? Non equivale ad ammettere di essere già morto?
No, io darò la mia battaglia, anche se dovesse essere la mia ultima battaglia. La loro vita fatta di giorni tutti uguali, uno in fila all'altro, di "consapevoli rinunce", di astinenze varie, in attesa di "domani che cantano" che non arriveranno mai, non fa per me. Voglio tutto, subito. E, se non avrò tutto e subito, avrò nulla. Morirò con dignità. Avrò il mio giorno da leone, non voglio cent'anni da pecora. Quelli li lascio a voi: godeteveli!
Controllo le armi, in particolare le armi bianche. In una guerra asimmetrica, infatti, grande importanza ha lo scontro ravvicinato, là ove è possibile, per i più deboli, conseguire una superiorità locale che renda i Davide, per qualche fuggevole momento, più forti dei Golia.
Guardo quelle lame affilate e pregusto tutta la gioia, la gioia infinita che si prova quando si riesce a fare male - restituendoglielo - a chi ti ha fatto male per primo. Quando si riesce a vedere che la tua lama squarcia le sue carni, esattamente come la sua ha squarciato le tue. Quando tutto il dolore che ti è stato provocato torna là da dove era partito, possibilmente con gli interessi. E' il momento dell'orgasmo, di quella gioia inarrivabile che ti scuote nel profondo, che ti fa pensare che stai restituendo al tuo nemico tutte le violenze e le porcate che ha fatto a te. Sono attimi in cui perdi quasi i sensi, esattamente come in un orgasmo, in cui raggiungi l'acme della soddisfazione e devi stare molto attento ai momenti successivi, quando subentrerà l'appagamento e dunque l'abbassamento delle capacità percettive e reattive.
Non c'è nulla di meglio, al mondo, che una sacrosanta battaglia di libertà e una battaglia del genere è tanto più facile da affrontare quanto più sei consapevole di non avere proprio nulla da perdere. La vita residuale che ti hanno lasciato, quella che chiamano vita per convenzione, è un concentrato di soprusi, di falsità, di piccole e grandi schifezze. E ti chiedono pure di piegarti e di dichiararti contento.
No, signori miei. Non sarà esattamente così. Morirò, certo, ma darò un esempio a chi mi conosce e mi segue. Avrà un esempio da imitare. E mi porterò dietro un discreto numero di voi. E, siccome voi tenete alla vita, mentre per me questa non è vita, ergo non ci tengo, chi dei due deve avere paura? Che cos'ho io da perdere? La mia totale infelicità?
Piero Visani
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