lunedì 24 giugno 2013

La santità

      Per quanto ci sia molta gente che mi vuole santo, credo che, in ultima analisi, declinerò l'offerta. E non solo e non tanto per la mia virulenta ostilità al cristianesimo, ma anche e soprattutto perché - tra i tanti ruoli che avrei pensato di assolvere in vita - quello di santo, per di più di "santo laico", è decisamente uno di quelli che mi si attaglia di meno.
       Del resto, per uno che ostenta la propria "simpatia per il diavolo", la santità è un'opzione possibile, ma non proprio probabile.
       Devo solo trovare qualcosa con cui divertirmi. Ho fatto parecchio esercizio forzato di virtù, negli ultimi anni, e ora sento un formidabile desiderio di vizio, che poi è la mia naturale forma di virtù. Del resto, facendo riferimento al mio fantastico maestro Friedrich Nietzsche, io dico, con lui: "Meglio essere pazzo per conto proprio che savio secondo la volontà altrui".
        Dunque in questa fase sono "pazzo per conto proprio", ma non pentito o solitario o triste o ripiegato su me stesso. Sto valutando a quali nuovi obiettivi puntare, e come. Ho chiuso parecchi libri che erano alle mie spalle e che, più che altro per debolezza, erano rimasti aperti. Ma ora la "bestia bionda" è di nuovo pronta a fare sentire il morso dei suoi denti molto acuminati. Per mordere la vita, null'altro che la vita. Voglio vivere, non vegetare. La santità può attendere. E la sanità - quella mentale - attenderà ancora di più. Rimarrò "pazzo" per conto mio. "Pazzo" ma vivo. Molto meglio che savio (e ragionevole) ma morto.
       Amante sempre, amico mai.
       Inutile sempre, utile mai.
       Irragionevole sempre, ragionevole e razionale mai.
       Ribelle sempre, borghese mai.
       Mi piacerebbe morire libero e auspicabilmente vituperato. Cercherò di riuscirvi. Garantisco il mio massimo impegno in entrambi i sensi.
 
                                 Piero Visani
 
                                 


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