venerdì 7 giugno 2013

Un'emozione da poco

       Ho gusti musicali molto strani. Ho studiato musica in maniera eterodossa. Ho cominciato da bambino, alle medie, a studiare tromba con un maestro dell'orchestra di musica leggera della RAI di Torino, e ho proseguito per parecchi anni, fino a essere in grado di suonare in un'orchestra di 5-6 elementi, tutta di fiati.
       Poi mi sono accorto che suonare la tromba mi segnava eccessivamente il labbro superiore e - siccome mi vedevo bello già da ragazzino - ho preferito cambiare strumento. Dapprima ho provato con la batteria, ma trovavo difficoltà nel coordinamento tra arti superiori e inferiori. Poi sono passato alla chitarra, ma di fatto mi sono sempre limitato a strimpellarla.
       La tromba è lo strumento che ho suonato meglio, e anche il trombone, ed è lo strumento per suonare il quale ho studiato moltissima musica. Tutta musica leggera. Non ho una cultura musicale classica. Da lì sono passato al pop e al rock, con semplici basi di musica leggera.
       L'aver studiato musica per tanto tempo, tuttavia, mi consente di apprezzare la differenza che esiste tra una partitura semplice e una complessa, per cui - sempre nell'ambito della musica popolare - la mia personale simpatia tende ad andare alle partiture complesse, visto che, se si intende la musica leggera come semplice musica di consumo, non ci sarebbe bisogno di scrivere altro che partiture elementari. Ovviamente, così non è e, ancora oggi, apprezzo - come in tutte le cose, peraltro - lo sforzo della complessità, il rifiuto della semplicità banalizzante.
       Ne consegue che, anche nel repertorio di artisti che non mi piacciono per nulla, sono solito apprezzare canzoni la cui partitura si avvicini alla mia idea di complessità. E' il caso di Un'emozione da poco (1978), pezzo musicalmente splendido, dove peraltro si sente - e non poco - la mano felice di un grande autore come Ivano Fossati.
         Dal momento che questo blog è anche la mia personale teca musicale, mi permetto di riproporla qui in tutta la sua bellezza.
 
                                                  Piero Visani
 
 
 

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