giovedì 13 giugno 2013

Hysteria

        A volte uno trova risposte a interrogativi che lo tormentavano da un po' quando meno se lo aspetta. Ieri sera stavo guardando in tv una commediola carina, Hysteria (2011) di Tanya Wexler - un film diretto da una donna e dedicato alla nascita di uno strumento che pare abbia avuto una certa importanza nella storia e nell'evoluzione del genere femminile: il vibratore - quando ho avuto una sorta di intuizione. Ecco come si configura il ruolo di "amico eunuco" nel quale certe donne cercano di restringere il maschio: è un "vibratore umano", non più meccanico, una sorta di "vibratore 3.0".
        Una sottile collera si è impadronita di me: come avevo potuto non pensarci prima? Dopo tutto, i vibratori attuali, per quanto sofisticatissimi, restano comunque oggetti inanimati. L' "amico eunuco", per contro, è un "vibratore umano" di livello molto superiore: dà emozioni, è facile da essere tenuto a distanza (specie se accetta il proprio ruolo...) e, una volta che si è lontani da lui, l'accoppiata tra un vibratore materiale di ultimo modello e gli stimoli emotivi derivanti dalla presenza di un "vibratore umano" possono consentire esperienze onanistiche assai raffinate e decisamente molto più appaganti di quelle tradizionali.
        So bene che un'analisi del genere mi tirerà addosso strali avvelenati, ma, fedele al principio per cui "la verità è sempre rivoluzionaria", io mi permetto di porre i seguenti quesiti:
 
- nel momento in cui una donna fa ricorso a strumenti di seduzione, difficilmente non ha in mente implicazioni sessuali. Può non averle in mente per sé, ovviamente, ma c'è l'ha in mente - eccome! - per il suo "lui" del momento. In una parola, si propone di farlo "arrapare", altrimenti nessuna seduzione è possibile. Talune signore, mentendo deliberatamente, sono solite affermare che la loro è pura e semplice civetteria, ma non vorrei essere io a ricordare loro che la civetteria sta alla seduzione come una Panda a una Ferrari. Per quanto noi si possa essere maschi arrapati, sappiamo benissimo distinguere tra i due comportamenti...
 
- Dunque la seduttrice punta dritto alla sfera della sessualità. Per quale ragione, allora, una volta che ha attizzato la sessualità del maschio, comincia la "grande fuga"? Perché - come ho già scritto in un altro post - la seduttrice che fugge è diversa da quella che "viene a vedere". La seconda è una seduttrice a tutti gli effetti, e non mi interessa parlarne qui. La prima è una falsa seduttrice ed è mossa da motivazioni "altre": vuole capire se è ancora capace di esercitare un potere seduttivo sugli uomini (per ragioni anagrafiche, per insicurezza profonda, per questioni di identità sessuale), in genere li odia nel profondo (spesso è omosessuale, talvolta bisex), e nutre ovviamente una fortissima "paura del pene", dal quale deve tenersi a distanza di sicurezza, perché l'idea della penetrazione (vera, non meccanica) semplicemente la sconvolge, la turba nel profondo, le dà fastidio fisico, le fa schifo.
 
        Su questo sfondo, "l'amico eunuco" è il migliore dei vibratori, è il "vibratore umano": può piacere a livello estetico, può piacere a livello emotivo, può piacere a livello sentimentale, ma deve essere rigorosamente tenuto lontano dalla dimensione sessuale, dove ovviamente il "terrore del pene" è superiore a qualsiasi altra considerazione. Ma - a livello mentale - l'abbinamento tra questa componente emotivo/psicologica e un vibratore manuale, maneggiato nel segreto della propria casa, può diventare una soluzione estremamente appagante. E può diventarlo anche nel rapporto - non inusuale - con un'altra donna, perché, a livello di psiche profonda, la "lei" con cui ci si rapporta sessualmente in quel momento può diventare un "lui".
        Scrivo questo sine ira et studio, ma solo per spiegare perché, in genere, rifiuto il ruolo di "amico eunuco" di qualsiasi signora. Perché, freudianamente, non intendo accettare il ruolo di finto unheimlich di una donna repressa o disturbata, che non ha il coraggio di prendere autonomamente coscienza di sé. Cerco di venirle incontro, visto che si tratta di fenomeni che si fanno sempre più frequenti, ma non posso mai accettare di escludere a priori la dimensione sessuale, perché escludere quella di fatto esclude qualsiasi forma di rapporto. Un rapporto che non può svilupparsi, non è un rapporto: è niente. Un rapporto che ha dei limiti, che può maturare fino a un certo livello, ma poi si deve fermare perché uno dei soggetti coinvolti nel medesimo nutre paure fisiche, psicologiche, sentimentali, sessuali, non è un rapporto, è una simpatica presa in giro tra repressi.
       E' giusto che, quando non ci si capisce su certe cose, una persona venga invitata ad allontanarsi. Lo capisco bene, è una forma di autotutela. E' altrettanto giusto poter dare la propria versione del perché è successo. Non è LA verità, ma è una parte di verità. In particolare se si vuole escludere - e mi pare sia stata già esclusa - la possibilità di una colossale presa in giro. In questo modo, diventa una ben più normale incomprensione, un piccolo urto tra visioni diverse, in cui non ci sono colpevoli o mostri, solo soggetti che perseguono obiettivi esistenziali diversi e pienamente legittimi. E che, incontratisi e "misuratisi", hanno capito che non esistono punti di tangenza tra loro. Tutto infinitamente semplice.
 
                            Piero Visani
      
 

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