Nel giro di sette mesi, dal 12 dicembre scorso a oggi, ho scritto un libro. Eh sì, perché ho guardato rapidamente tutto il materiale raccolto per il blog (oltre 500 post) e ieri mi sono reso conto che il libro c'è già. Si tratta solo di organizzarlo.
Senza neppure affaticarmi, dando solo spazio a una creatività liberata da tanta tristezza e rabbia, ho scritto un'opera in tempi molto brevi, molto più brevi di quelli che avrei impiegato se avessi scritto un testo organico.
Ora ci sto ragionando su. Vorrei che fosse un'opera di fondazione, una sorta di mito di fondazione di me stesso (come autore, ovviamente...), in una dimensione di saggista/polemista che sento assai mia, in attesa - se avrò tempo e voglia - di approdare a un romanzo.
Ho scritto questi 500 e più post quasi sempre di getto, come scrivo io, travolto dal mio personale flusso emotivo. Non vorrei che andasse perduto, in sede di revisione, lo straordinario pathos che anima tutti i blog. E' una specie di "percorso di formazione", che ora vorrei interpretare come "percorso di fondazione", la fondazione di una mia identità, fatta di valori in cui credo, di stile, di componenti forti, di amore per tutto ciò che è alto, bello, grande, forte, libero.
Mi ha fatto molto bene, a ben guardare, sbattere con estrema durezza contro cose e persone che hanno inteso essere poco sincere e molto sgradevoli con me. Ne ho sofferto, anche molto - come potrei negarlo? - ma veramente, in questo caso, tutto quanto non mi ha ucciso mi ha reso più forte. E in effetti mi sento più forte. Ho visto un lato della vita, delle cose e delle persone che avrei preferito non vedere, ma un guerriero, quando si ritrova a combattere, non può certo pretendere che la guerra che è chiamato ad affrontare sia quella che vuole lui, combattuta come vuole lui, con le regole che gradirebbe lui.
Ho traversato una lunga valle di lacrime, ma ne sono fuori e ne sono uscito portando fuori un libro, l'idea di un secondo e innumerevoli spunti di scrittura che si stanno riverberando molto positivamente nelle mie attività professionali.
Ne esco più triste, soprattutto per le pugnalate che ho ricevuto alle spalle, ma anche più convinto, più sicuro di me, con un notevole bagaglio di esperienze e conoscenze in più.
Ne esco più solo, ma contornato dal grande affetto di quella poca gente vera che mi è rimasta vicino in questo periodo difficile e alla quale va - ovviamente - il mio grato pensiero.
Ne esco straordinariamente arricchito sul piano umano e contento di aver compiuto dei "gesti di fondazione", di aver saputo sempre mantenere la rotta ben fissa anche in mezzo a tempeste, marosi e sirene.
Il mio libro cercherà di dare il senso di tutto questo. Come esperienza di vita, come percorso per me al di fuori dai miei itinerari abituali. Senza rancori di alcun genere, perché ognuno dei soggetti coinvolti ha sicuramente agito secondo coscienza, né io mi permetto di dubitarne.
Tra le tante perdite, io porto con me, nel mio viaggio verso l'ultima Thule, un dono prezioso, preziosissimo, impagabile: una ritrovata creatività, una rinnovata voglia di vivere, di scrivere, di pensare, di filosofare, di battagliare, di non essere banale, di ardire, di andare "a vivere di più". Avrei potuto uscire da questa esperienza segnato nel profondo e invece sento nuovamente un desiderio fantastico di guardare l'Abisso, nella speranza - mi auguro non vana - che lui guardi me. Sarà una bella sfida: io sono pronto!
Piero Visani
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