mercoledì 12 giugno 2013

La soglia

       Non mi piace la superficialità. La detesto. Mi areno sempre, nei rapporti con le persone, nel fatto che amo portare l'introspezione costantemente un po' più avanti. Da solo, se sono da solo; in due, se siamo in due.
       Non mi piacciono le banalità, le conversazioni da bar e quelle da autobus, le finte amicizie, le finte confidenze, le finte intimità, tutto ciò che non va oltre una certa soglia.
       Io cerco la soglia. Individuo una persona, la affianco, e cerco di spingermi con lei oltre la soglia. E' un'esperienza sempre bellissima, anche se rare volte riesce. E' un'esperienza spesso disturbante, che può creare ostilità e rancori.
       Sono decenni che mi comporto così, e non desisto. Cerco di andare oltre, trovando le compagne giuste. Quasi mai mi capita. Ma io continuo a provare, perché ho fede.
       Mi disturba molto, nei rapporti con le persone, sentire che ci si definisce come molto amici quando non lo si è affatto; che ci si definisce "intimi, complici, unici" quando non si tratta altro che di vuoti aggettivi, meri orpelli semantici per coprire una situazione crescente di vuoto, di vuoto che non si riempie e non vuole riempirsi.
       Mi disturba molto che tutto rimanga in superficie, esibita vetrina di noi stessi, dove tutto ha un prezzo e niente un valore.
       Ricerco, con la mia lanterna di Diogene, persone che possano andare oltre tutto questo, e non le trovo, disperatamente non le trovo. Ne individuo qualcuna, ogni tanto, e presto me la vedo rovinare fragorosamente tra le mani.
       Dovrei essere deluso, e un po' lo sono, ma non intendo fermarmi e tanto meno fare marcia indietro. Mi piace ricercare la nuda essenza che c'è in tutte le cose e questo è sicuramente frutto del mio forte senso del tragico. Purtroppo per me, tale senso spaventa. Pochi hanno il coraggio di guardare l'Abisso, essenzialmente per paura, mentre un viaggio verso l'Abisso potrebbe essere un'esperienza unica, certo migliore della nostra stracca quotidianità.
        Mi attivo. Propongo e ripropongo. Cose piccole e cose grandi. Ma alla fine non va mai bene niente. Alla fine mi ritrovo sempre solo. Alla fine vengo a noia.
       Capisco e non insisto. E' giusto che ciascuno segua le sue rotte. I percorsi comuni sono possibili solo se condivisi. Ma la condivisione è una cosa complicata, che richiede comunità di anime e spesso anche di corpi. Niente di tutto questo ha più luogo e, se per caso ha luogo, quella che è una prospettiva ad amplissimo spettro viene in genere interpretata come una banale esigenza sessuale da soddisfare. Se anche soddisfatta, non ne vengono comprese le reali valenze, e tutto finisce lì, o quasi.
       Cerco sempre di parlare al cuore delle persone, ma non mi riesce. Cerco di parlare alla loro mente, al loro animo, ma non mi riesce neppure quello.
       Tuttavia non desisto, non intendo desistere. Mi dispiace molto - lo ammetto - di essere spesso frainteso, ma talvolta il dolore per i fraintendimenti, le incomprensioni, le occasioni perdute mi squassa al punto da farmi perdere lucidità. Per non parlare del fatto che essere considerato come un satiro attempato o un mediocre womanizer mi offende profondamente, perché vuole veramente dire non avere compreso alcunché del mio modo di essere.
        Così mi ritrovo, anno dopo anno, sempre un po' più vecchio e sempre un po' più solo. Tragicamente sorpreso nel constatare come gli antidoti che ho cercato di attivare contro la solitudine e il solipsismo vengano buttati via. Quasi incredulo nel constatare che la mia intelligenza non serve a niente, che la mia cultura mi fa il vuoto intorno, che la mia cerebralità mi fa scambiare per un seduttore da strapazzo. E del tutto incapace di comprendere che cosa si voglia realmente da me: un compagno di giochi, uno di conversazioni accanto al caminetto, un asessuato privo di potenzialità erotiche?
         E' duro vivere così. E' duro vivere in questo deserto, perennemente incompreso e continuamente buttato via. E' triste conoscere donne belle e profonde, e vederle abitualmente fuggire, come se fossero in presenza di un lebbroso. E' sgradevole vedersi rifiutato perfino il dialogo, vale a dire l'opzione minima che può consentirci di relazionarci con il nostro prossimo.
         Fa anche più male pensare che spesso non c'è nemmeno il coraggio di cacciarmi via di brutto, in forma diretta, ma si seguono strategie indirette, giusto per indorare un po' la pillola... Quasi che fossi un decerebrato.
         Le persone come me, tuttavia, hanno fede e sanno che la loro ricerca non terminerà mai, per cui ricominciano, ricominciano sempre da capo, sperando di avere maggiore fortuna alla prossima occasione. E si mettono al lavoro per crearla, la prossima occasione. In fondo, si tratta solo di trovare la persona giusta...
 
                                      Piero Visani
 
     

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