venerdì 14 giugno 2013

La parola all'esperto

       Come ho preannunciato ieri, nel post Ai confini della realtà, ho sottoposto a mio figlio Umberto, autore di libri che indagano tutto ciò che è "altro" rispetto all'universo che noi consideriamo "noto", un articolato memoriale su una vicenda che mi ha visto protagonista nel recente passato.
       Il memoriale in questione, oltre a descrivere nei dettagli la vicenda stessa, pone il seguente quesito: poiché non pare assolutamente che quanto è accaduto, per come è bislacco, possa ritenersi inseribile all'interno della sfera del razionale, ci sarebbero forse i presupposti perché potesse essere inserito in una dimensione "altra"?
        Le risposte che mio figlio mi ha fornito, dopo un'attenta e approfondita lettura del memoriale stesso, attengono a tre tipi di ipotesi:
 
         Ipotesi A: Il Changeling: la persona che avevo conosciuto e con cui avevo simpatizzato sarebbe stata oggetto, nella primavera del 2012, di un fenomeno di Changeling, vale a dire sarebbe stata rapita dai Fairies, creature mitologiche dalle sembianze umane, i quali al suo posto avrebbero per l'appunto lasciato un Changeling, cioè un sostituto, simile ma non uguale all'originale. Di qui la mia difficoltà a riconoscerlo, a capirlo, a relazionarmi con lui, fino al totale fraintendimento finale.
 
         Ipotesi B: L'Abduction: lo scenario in questo caso sarebbe affine al precedente, ma la causa sarebbe diversa, nel senso che non si tratterebbe di una sostituzione, ma di un classico rapimento alieno, un'abduction. Anche in questo caso sarebbe stato lasciato un sostituto, simile nelle sembianze all'originale, ma profondamente diverso nell'essenza. Da qui le mie crescenti difficoltà relazionali e le relative incomprensioni.
 
         Ipotesi C: Matrix: Questa è l'ipotesi che mi intriga di più: la persona che ho conosciuto potrebbe essersi connessa per via cerebrale alla Matrice e sarebbe finita in una realtà virtuale che si sarebbe creata al computer ella stessa, lasciando dietro di sé un simulacro, immerso nella vita di tutti i giorni. Io, ovviamente, avrei avuto difficoltà a rapportarmi con il simulacro, visto che ero abituato all'interfaccia con l'originale. Se poi teniamo conto che l'ultimo avamposto umano non controllato dalle macchine nella trilogia di Matrix si chiama Zion, quest'ultimo particolare potrebbe spiegare ancora più cose...
 
         L'ipotesi C mi piace particolarmente, perché equivale a una dipartita che mi dà il senso esatto di quello che io ho vissuto in prima persona: la sensazione, sviluppata nel giro di pochissimi giorni, di avere a che fare con una persona diversissima da quelle che avevo conosciuto fino a pochi giorni prima; la sensazione di non conoscerla e di sentirla estranea; la constatazione dolorosa di un radicale mutamento di atteggiamento nei miei confronti, intervallata ogni tanto da faticosi tentativi di ritorno al passato, che io ovviamente non riuscivo a interpretare e che non rappresentavano altro che sforzi di adeguamento per meglio mascherare quanto avvenuto e meglio occultarlo ai miei occhi, certo dolorosamente sorpresi, ma non sufficientemente indagatori.
       Ringrazio mio figlio per lo sforzo interpretativo che ha condotto e gli spiego che l'ipotesi C mi pare la più plausibile. In effetti, il mutamento di atteggiamento è stato talmente netto e radicale da rendere inevitabile il riferimento a motivazioni "altre". Io per primo, a un certo punto, ho cominciato a faticare a riconoscere la persona, in quanto il precedente atteggiamento favorevole nei miei riguardi era stato sostituito dapprima da un evidente fastidio, poi da una sempre più manifesta ostilità, malamente mascherata da qualche poco convinto invito a smorzare i toni. La conseguente cessazione dei rapporti non ha fatto altro che rappresentare una presa d'atto del tema centrale di tutto questo, una possibile SOSTITUZIONE, vale a dire l'uscita di scena di una persona - quella che io avevo conosciuto in origine e con la quale si era sviluppato un ottimo rapporto - e l'entrata in campo di un sostituto, infastidito, totalmente estraneo e infine radicalmente ostile.
       In definitiva, gli elementi di riflessione non mancano. Alcuni sono umani, fin troppo umani, ma altri recano in sé un mutamento di entità e portata tali da non poter passare inosservati. E poiché io, in tutto il periodo citato, sono sempre rimasto uguale a me stesso, il cambiamento non può avere riguardato me.
       Storie e misteri...
 
                                              Piero Visani

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