venerdì 7 giugno 2013

Fuori tempo massimo

      Una persona che mi dovrebbe essere istituzionalmente vicina mi dice, con il taglio tranchant che le è proprio, che il mio problema è che sono sempre "fuori tempo massimo".
      La frase mi ferisce, perché l'allusione anagrafica è evidente. Tuttavia, di fronte a squarci del genere, un uomo come me ha solo due possibilità: o si lascia andare, o reagisce. La prima ipotesi non la prende nemmeno in considerazione, non fa per me, non mi interessa. Sarebbe una resa. Lo so che io in genere non riscuoto grandi consensi, e talvolta ne soffro. Ma oggi penso che, con queste parole, la misura si sia colmata e che sia il caso di fare punto e a capo.
      Non mi sono chiare le ragioni di tanto incrudelire anche da parte di chi dovrebbe essermi vicino; però, quando ciò accade, è necessario dimostrarsi particolarmente forti. Se sono oggetto di valutazioni così negative, non posso fare altro che prenderne atto e pensare a me stesso.
      Resta quindi la seconda ipotesi: chiudermi ulteriormente in me, concentrarmi sulle cose che contano davvero per me: lavorare, scrivere, pensare, meditare. Ho scritto un libro in pochissimi mesi, e devo solo trovare il tempo per pubblicarlo come e-book. Sto rilanciando le mie varie attività, con buoni esiti, in rapporto alla situazione disastrosa dell'Italia. Sto scrivendo altre cose e credo che ancora di più scriverò nel prossimo futuro. Visto che sono un soggetto così abominevole - troppo irrequieto per alcuni e "fuori tempo massimo" per altri - è inutile che io perda ulteriormente il mio tempo a ricercare una dimensione relazionale che mi viene negata. Approfondirò le mie letture e i miei studi. Ho già un tema che mi si apre davanti agli occhi: la letteratura dell'orrore. A un essere orrendo come me - per giudizi convergenti - non resta che specializzarmi nelle cose che naturalmente mi competono.
       Non crediate che ne soffra poi così tanto. So guardare l'abisso, non ho bisogno di distrarmi. Potrei squarciarmi da solo, nell'analisi. Non ho bisogno di palliativi. Ma non mi lascio travolgere, non esiste. Parto immediatamente alla riscossa. So bene di valere nulla per tutti. Ma valgo tutto per me, benché io sia il nulla. Le sfide apparentemente paradossali mi piacciono alla follia, e offrono anche la possibilità di nutrirsi di beffe e sberleffi. Ma questi ultimi non interessano. Preferisco la prospettiva di Highlander: "ne resterà uno solo" e quell'uno sarò io! Facile odiarmi. Impossibile dimenticarmi.
 
                                 Piero Visani

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