Centonovantotto anni fa, il 16 giugno 1815, l'esercito francese, guidato da Napoleone, si scontrava in Belgio contro l'esercito britannico, a Quatre Bras e, a una quindicina di chilometri di distanza, a Ligny, contro l'esercito prussiano.
Al comando del maresciallo Ney, le truppe francesi a Quatre Bras si lasciarono irretire in una battaglia d'incontro che non approdò a nulla, mentre a Ligny il genio di Napoleone rifulse per un'ultima volta sul campo, infliggendo una dura lezione alle armate prussiane.
Ho visitato Quatre Bras e Ligny negli anni Novanta, quando mio figlio Umberto era ancora bambino. Era d'agosto e faceva un caldo infernale. Ricordo che visitammo il quadrivio di Quatre Bas e i boschi intorno a Ligny, e il piccolo Umberto era tutto eccitato nel visitare quei luoghi carichi di storia. Per ogni domanda, c'era il papà pronto a fornigli una risposta. Da storico, quale sono.
Poi fu la volta di Waterloo, dove, nella fatale domenica del 18 giugno 1815, le speranze napoleoniche di ritornare a recitare un ruolo da protagonista in Europa vennero stroncate dagli inglesi di Wellington e dai prussiani del maresciallo Bluecher.
Anche il giorno della visita a Waterloo faceva un caldo infernale, ma l'entusiasmo che animava me e il giovane Umberto era tale che impiegammo tutta la giornata a saltabeccare qua e là per il campo di battaglia, dal castello di Hougoumont alla fattoria de La Haye Sainte, dal museo di Waterloo al gift-shop situato ai margini del campo di battaglia, dove comprammo una marea di ricordi, di wargames, di soldatini. Sul far della sera, una mia felice intuizione ci portò a visitare il paesino di Plancenoit, sul lato destro del campo di battaglia, dove per ore, a partire dal pomeriggio del 18 giugno 1815, i battaglioni della Giovane Guardia, poi supportati anche da alcuni battaglioni della Vecchia Guardia, avevano cercato di resistere, in condizioni di disperata inferiorità numerica, alla marea prussiana.
Si stava addensando un temporale, quella sera, proprio come era accaduto la sera del 18 giugno 1815, e il paesino di Plancenoit era desolantemente vuoto, immerso in una calura infernale. Lo visitammo a piedi e ricordo di avere avuto netta, nettissima la sensazione di vedere i Voltigeurs ed i Tirailleurs delle Giovane Guardia cercare di fare il possibile, e l'impossibile, per fermare i prussiani. Sentivo le voci, le urla, gli spari, i lamenti dei feriti. Una delle sensazioni più forti e devastanti della mia vita, su un campo di battaglia. Non lo dimenticherò mai.
Poi la sera, ritornati a Namur, in un bell'albergo dove ci eravamo insediati, passammo ore a guardare i regali che ci eravamo comprati, pregustando il fatto che, nei giorni successivi, ci saremmo immersi nelle Ardenne, per seguire le tracce del "colpo di coda" di Hitler del dicembre 1944 e, in particolare, la direttrice d'attacco della colonna della Prima Divisione corazzata della Waffen SS, la Leibstandarte Adolf Hitler, guidata da Jochen Peiper.
Adoro il turismo sulle tracce della Storia e, anche se questi ricordi appartengono a una delle mie tante vite, e certo ad una più felice della mia vita attuale, essi rappresentano una delle poche cose per cui è valsa la pena di vivere. Tutte le volte in cui ho vissuto per me, e per educare mio figlio, per farne l'uomo di valore che ora è, sono riuscito ad evitare di finire in una pattumiera. E' essenzialmente per questo che ora me ne sto da solo, nel silenzio, nella meditazione. Per sottrarmi a ulteriori massacri.
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