Circa un anno fa, mio malgrado, mi sono ritrovato al centro di una complessa operazione di macelleria sociale e personale. O, se vogliamo usare il più paludato linguaggio del capitalismo affamatore, al centro di un'operazione di scorporo.
Quasi certamente in quanto venuto a noia come persona e reputato soverchiamente ingombrante, è scattata a mio carico un'operazione tendente a "tagliare" tutto quello che di me era reputato inutile, lasciando solo quello che era "utile".
Questa la ragione per cui ho parlato di "macelleria sociale e personale".
A livello sociale, ma potrei dire anche professionale, occorreva tenere di me lo stretto necessario, quello che garantiva un futuro a una partnership in atto all'epoca: professionalità, conoscenze, rete relazionale, etc. Ogni altra cosa era preclusa, compreso un minimo di dialogo professionale, perché la scelta comunicativa era sempre più orientata al mutismo. Si voleva tenere ciò che era considerato "utile". Tutto il resto era superfluo. E anche il dialogo, in quella logica, era superfluo.
A livello personale, l'operazione era anche più semplice: c'era molto da tagliare, a livello proprio di macelleria. Via le braccia, onde escludere che si potesse cadere "l'uno nelle braccia dell'altra". Via le mani, onde escludere che il sottoscritto - grafomane inveterato e non pentito - potesse continuare a scocciare con i suoi scritti. Via qualsiasi altro organo (non pensate al pene, quello era già escluso ab origine...), fatta eccezione per quella parte della testa che potesse produrre qualche risultato commerciale, possibilmente in fretta.
Molto colpevolmente, mi sono accorto tardi di come questa coerente operazione di macelleria ad ampio spettro fosse già andata parecchio avanti, tanto che mi sono ritrovato ad esclamare - come Ronald Reagan in Kings Row, film del 1942 che rappresenta una delle sue più convincenti prestazioni attoriali, ovviamente prima che iniziassero quelle in politica, dove fu notoriamente convincentissimo - Where is the rest of me? Interrogativo sostanzialmente retorico, visto che non era rimasto quasi più nulla.
Con un tardivo scatto vitalistico, ho cercato di salvare di me quel poco che rimaneva e bene o male credo di avercela fatta, però ogni tanto mi chiedo: a) come ho fatto ad accorgermi così in ritardo che questa complessa operazione di macelleria fosse in atto in forma tanto coerente? b) come poteva pensare, chi l'aveva ideata, che prima o poi non me ne sarei accorto, e la mia reazione sarebbe stata durissima? Ho l'aria così mite? L'aria di uno che tollera di essere macellato a freddo?
Piero Visani
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