Mi viene a trovare a casa quell'amico che ha scelto una vita di riflessione e meditazione, e che ho contattato qualche tempo fa per averne un consiglio.
Sono sorpreso. Non lo aspettavo, anche se si è fatto precedere da una telefonata. Lo guardo interrogativamente, mentre si siede nel mio studio.
"Non ti ho visto convinto di quello che ti ho suggerito di fare" - esordisce.
"Sbagli. Ne sono convinto" - rispondo.
"Hai preso veramente atto che sei il Nulla e che come tale ti devi comportare?" - Insiste.
"Certo che sì"
"E' sgradevole, per te?" - incalza.
"E' quello che devo fare. E penso che sia giusto. Chi è niente deve essere niente, deve essere perfettamente aderente alla propria realtà" - rispondo.
"Allora sono stato più persuasivo di quanto non pensassi" - mi dice con un sorriso.
"Ma guarda che io avevo già compreso tutto. Magari stentavo a comportarmi come tale, ma non è che non avessi compreso" - ribadisco.
"E' la scelta migliore da fare" - Continua lui.
Annuisco e aggiungo: "L'ho fatta da tempo. Io sono Nessuno. Lo so. Ne ho preso atto da chissà quanto".
"Ci devo credere?" - chiede lui, con un lieve tono di ironia.
"Direi proprio di sì. I ponti alle spalle me li sono bruciati io. Lo avrei fatto, se non avessi saputo che ero contemporaneamente Nulla e Nessuno?"
Sorride, e cominciamo a parlare d'altro.
Piero Visani
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