martedì 4 giugno 2013

L'eredità dell'inutile

      Ce l'ho davanti ai miei occhi, l'eredità dell'inutile. E' un libro, scritto al momento in forma diaristica, che racconta una mia esperienza di vita alla quale avrei voglia di dare tanti nomi diversi, ma che preferisco non denominare, per ora, riservandomi varie opzioni.
       Una mia amica molto saggia, una persona in possesso di un assoluto equilibrio interiore, mi esorta sempre a dare - molto - per avere la certezza che, in tal modo, molto mi ritornerà. Per una volta, ho voluto seguire i suoi consigli e ora questo "molto" me lo ritrovo sotto forma di un testo che, altrimenti, probabilmente non avrei mai scritto o non avrei avuto il tempo o la pazienza di scrivere.
       E' un testo difficile, una vera e propria autoconfessione, ma è proprio questo che mi induce a pubblicarlo, perché dentro ci sono tutto io, negli aspetti positivi come in quelli negativi. Nessuno potrà dunque mai dirmi che ho perduto il mio tempo o che mi sono sprecato nella mia voglia di vita, di relazioni, di dialogo. Un lascito mi è rimasto. Certo, non è un lascito positivo, ma non giudico mai nulla dai risultati e anche questo, a ben guardare, è un risultato: un'autobiografia, sofferta e talvolta sofferente, ma seria, partecipata, veritiera, franca e soprattutto infinitamente sincera.
       Ho voluto raccontarmi, in particolare per far capire che la vita, dovunque si manifesti, sia meglio lasciarla venir fuori, piuttosto che reprimerla, anche se può costarci qualcosa.
       Sono particolarmente lieto del fatto che gli accenti del testo che ho prodotto sono sempre sinceri, spontanei, frutto di un vissuto di cui si sente la presenza, forte. Sicuramente sarò oggetto di giudizi anche molto negativi, ma non mi importa. Si potrà dire di me che sono stato ingenuo, credulone, sognatore, iracondo, vendicativo; si potranno valutare i lati migliori e peggiori di me, ma nessuno potrà mai dire di trovarsi di fronte a un falso. E' tutto vero, magari deplorevolmente vero, ma vero.
       Sono sicuro che alle condanne preventive, e inappellabili, si aggiungeranno molti giudizi agri e pochi dolci, in grado di svariare dalla passione senile a chissà quale altra forma di smarrimento. Ipotizzo che molto pochi mi seguiranno quando sostengo di essere sempre stato perfettamente lucido, e mi riserveranno qualche sorriso di compatimento.
        Ho messo tutto in conto. Se uno intende narrare un'esperienza personale che ha vissuto come assolutamente vera, deve mettere in preventivo che non gli crederanno e che lo faranno oggetto di più o meno pesanti ironie. Ma io non ho niente da nascondere. Ho raccontato vicende che per me erano vere. Se poi a posteriori si dirà che è tutto falso, io non avrò obiezioni. Per me erano vere e, se ho fatto molte cose inutili e poche utili, potrò dire di aver raggiunto almeno un obiettivo: l'eredità dell'inutile. Fare scaturire un'eredità dall'inutile - credetemi - non è compito così ozioso come a prima vista potrebbe sembrare.
        Ci tenevo, molto. Ci tenevo che venisse con forza fuori che non mi attengo mai a comportamenti utili e, se questo mi farà condannare come ingenuo, sognatore, poco profittatore, incapace di gestire le situazioni a mio vantaggio, io potrò dedicarmi all'elogio dell'inutile. Se avessi voluto essere come gli altri, avrei saputo come comportarmi, ma io sono disposto ad andare incontro al ludibrio, al massacro, al processo alle intenzioni, giusto per dimostrare che ero e sono vero. Se poi si vorrà ridere di me, rideremo insieme. Non faccio alcuna fatica ad interpretare me stesso, perché sono realmente così come sembro.
      
                                              Piero Visani

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