martedì 4 giugno 2013

La locomotiva

       Di una persona, specie quando ha una personalità spiccata e un carattere non facile, si dicono tante cose. Da qualche anno a questa parte, visto che ormai le mie primavere si avvicinano in maniera preoccupante a 63, quando sono in quelle belle cene borghesi dove si raggruppa un' "eletta schiera" di rinomate (quello sì, è innegabile) teste di cazzo, mi capita di raccontare talvolta a qualcuno i miei pensieri e di sentirmi dire, come distillato di saggezza lasciato cadere da altezze inarrivabili: "ma, mi creda, dottore, alla fine 'si nasce incendiari e si muore pompieri'!"
       Quasi tramortito da tanta sapienza, cerco di superare lo smarrimento che mi è preso nell'ascoltare un tale concentrato di cultura, chiedo una chitarra, cerco di ricordarmi gli accordi e parto in un'interpretazione - personale ma mi auguro dignitosa - delle ultime strofe de "La locomotiva", di Francesco Guccini:
 
E intanto corre corre corre sempre più forte
e corre corre corre corre verso la morte
e niente ormai può trattenere l' immensa forza distruttrice,
aspetta sol lo schianto e poi che giunga il manto
della grande consolatrice,
della grande consolatrice,
della grande consolatrice...

La storia ci racconta come finì la corsa
la macchina deviata lungo una linea morta...
con l' ultimo suo grido d' animale la macchina eruttò lapilli e lava,
esplose contro il cielo, poi il fumo sparse il velo:
lo raccolsero che ancora respirava,
lo raccolsero che ancora respirava,
lo raccolsero che ancora respirava...

Ma a noi piace pensarlo ancora dietro al motore
mentre fa correr via la macchina a vapore
e che ci giunga un giorno ancora la notizia
di una locomotiva, come una cosa viva,
lanciata a bomba contro l' ingiustizia,
lanciata a bomba contro l' ingiustizia,
lanciata a bomba contro l' ingiustizia!
 
       Sono sogni, lo so, ma io sono un "pescatore di sogni". Sono vissuto così e morirò così. E poi, mi resta sempre l'alternativa del protagonista de "La locomotiva". Sì, copritevi gli occhi dall'orrore, miei cari...
 
                    Piero Visani

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