Per motivi che non so, il mio animo è leggero. Avrei mille motivi per essere irritato, ma poco tempo fa ho avuto un lungo colloquio con un amico di vecchia data, che ha fatto una deliberata scelta di estraniazione e meditazione.
Mi sono rivolto a lui per avere consigli e ne è stato prodigo. Abbiamo parlato a lungo e io gli ho esposto i miei dubbi e le mie perplessità.
Le sue risposte sono state ponderate, ma chiare e inequivocabili: "stai facendo un errore madornale nell'inseguire tutti coloro che non sono interessati a te, non si vogliono far raggiungere, hanno poco o punto da spartire con te. Sta diventando vita dispersa, la tua, spreco consapevole di energie e risorse che potresti utilizzare meglio. Capisco che tu abbia desiderio di dialogare, ma non c'è dialogo possibile con chi non intende ascoltarti. Devi prendere atto di questa fondamentale verità: il dialogo è un fenomeno dialettico, bipolare o multipolare. Non può essere un monologo. Se quelli da cui vorresti farti ascoltare non intendono udire la tua voce, stai semplicemente sprecando le tue energie. E ancora più le stai sprecando se, nel constatare che non ti vogliono ascoltare, tu ti metti ad inveire o ad arrabbiarti o a lanciare accuse".
"Non devi fare niente di tutto questo. Non devi assumere atteggiamenti di parità. Vai per la tua strada e lascia che gli altri vadano per la loro. Non devi persuadere alcuno, né devi lasciarti persuadere. In ogni dialettica, quando c'è, ciascuno porta il proprio patrimonio di conoscenze; ma, quando tale dialettica non c'è, a che cosa serve insistere?"
"Io ti conosco da tanto tempo e so che, d'abitudine, ti fai latore di una o più proposte. Tuttavia, se le tue proposte non vanno bene, o accetti quelle altrui o lasci perdere. E siccome, per quel che ti conosco, so che non le accetti, io ti invito a lasciar perdere e anzi constato con favore che l'hai fatto. Scompari, è la cosa migliore che puoi fare. Del resto, visto che sei considerato un uomo così orribile, sparire è quanto di meglio tu possa fare. Non cercare di restare a galla in mari dove non si vuole che tu nuoti. Cercatene altri".
"Segui la tua strada. Potrà essere erta e dura, ma almeno è la tua".
Ho fatto tesoro di queste parole e da quel momento ho ripreso a marciare in una direzione in cui mi riconosco, la mia. Per mia fortuna, non ho un obbligo di piacere e/o compiacere, ma posso essere me stesso. Ho un notevole numero di punti fermi su cui poter costruire, e intendo ricominciare proprio da quelli. Se non verrò capito, beh, potrò sempre dire che non è una novità...
Piero Visani
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