domenica 2 giugno 2013

Fuoco cammina con me!

      Beh, il riferimento lynchiano è dovuto, scontato, necessario. Non solo perché David Lynch è il regista culto di mio figlio. E non solo perché piace pure a me. Ma perché, nella filmografia lynchiana, questo prequel di Twin Peaks è poco amato.
      A me piace parecchio per il titolo, che mi ricorda un po' Cecco Angiolieri, e una tradizione di "fuoco interiore" che probabilmente accompagna, dalla notte dei tempi, le "anime in pena".
      Il fuoco, però, offre straordinari vantaggi: non è melassa; non placa; fa ardere; fa bruciare dentro; è difficile da spegnere e - soprattutto - se si scherza col fuoco ci si può bruciare. Ottimo incentivo per incominciare subito a scherzarci con...
      Nato sotto il segno del Leone, sono dunque di un segno "di fuoco" e - come tale - sono passionale, focoso, pieno di slanci, di tormenti, di ansie, di fuochi che bruciano dentro di me e di fuochi che covano sotto la cenere.
      Faccio spesso paura, tanta paura. I più scappano, pochi restano. Non offro niente di tranquillizzante. Cercano di spegnermi, mi affloscio un po' e poi ricomincio ad ardere, inarrestabile. Una lucida follia mi brucia dentro.
       La passione - il mio carburante interiore - qualche volta viene fatta oggetto di qualche giochetto, di qualche trucchetto. Ed è giusto che sia così, perché non si può certo piacere a tutti. Ma poi riprendo la mia corsa, in mezzo alle mie Erinni. Ma non bramoso di vendetta, e neppure di giustizia, e tanto meno di oblio. Semmai, mi è venuto tutto a noia. Io sono abituato a vivere vite in un attimo, a consumarle senza risparmio. E vedo invece tempi biblici, attese, indecisioni, atarassie.
        Accusato sovente di ciclotimia, rido quando lo sento dire e compiango la stupidità assoluta di chi profferisce frasi del genere. Quello che lo sciocco giudica sbalzi all'insù e all'ingiù, sono scariche esistenziali, futurismi nel presente, passatismi nel futuro. Il tutto da fare mentre la gente parla di vini e di vacanze. Fantastici argomenti del loro Nulla assoluto. Del loro distrarsi - giusto! - per dimenticarsi - ancora più giusto!
        Siamo immersi in tale e tanta noia che viene in uggia perfino la foia. Ci tocca ogni giorno subire la presenza di morti viventi; la tabe di persone impegnate a prendere, non a dare; di soggetti amanti dell'utile che trasecolano di fronte alla nostra suprema e sublime in-utilità.
        Vogliamo vivere velocissimi, perché per noi l'attimo è già lento, snervante, sfibrante. Ingordi di tutto, odiamo gli equilibrati, i ragionevoli, gli astinenti, i prudenti, gli inadempienti; quelli che, con i loro spero, promitto e iuro, reggono sempre l'infinito futuro. Mentre noi vogliamo il presente, il nostro e il loro, vogliamo cogliere l'attimo, distruggerci nel carpe diem, purché olistico e orgiastico.
        Facciamo paura? Forse. Però pensiamo che fare paura sia infinitamente meglio che fare orrore. E, se riusciamo a destare in contemporanea entrambe i sentimenti, ancora meglio. Ne avremo accesi due in gente che, oltre che l'encefalogramma piatto, ha pure l'anima piatta...
 
                                     Piero Visani

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